Mosca, 28 Luglio 1980.
Sulla pista rossa 8 atleti si schierano
per la gara più importante della loro vita: la finale olimpica dei 200 metri.
Tra i favoriti c’è Alan Wells, campione britannico che ha appena portato a casa uno straordinario oro nei 100 metri.
Nella corsia accanto alla sua c’è un italiano, veterano delle Olimpiadi, che alla finale dei 100 metri non si è nemmeno qualificato.
Il suo nome è Pietro Mennea.
Allo scattare del via, Wells parte velocissimo staccando il resto dei corridori. A metà della gara il distacco diventa talmente ampio che non ci sono dubbi: una nuova vittoria lo attende.
Ma tutto ad un tratto accade qualcosa che ribalta completamente l’esito della gara.
Mennea accelera e si avvicina passo dopo passo a Wells. Il loro distacco si accorcia sempre di più, fino a quando, sulla linea del traguardo, avviene il sorpasso che resterà nella storia della corsa.
L’italiano precede il britannico di appena due centesimi di secondo, conquistando la medaglia d’oro olimpica e guadagnandosi il noto appellativo de “la Freccia del Sud”.
La straordinaria rimonta di Mennea chiude per sempre uno dei capitoli più importanti della storia dello sport a livello mondiale.
Ricordando l’impresa dichiarò in seguito:
"Ho creduto nella mia persona, nelle mie potenzialità. È venuto fuori qualcosa che c'è dentro ognuno di noi e che a volte ha bisogno di scossoni per uscire"
A fargli recuperare una situazione ormai disperata non era stata dunque chissà quale formula segreta, magia tecnica o fisica, ma semplicemente il fatto di credere che lui, Pietro Mennea, ce la poteva fare.
Ora forse ti starai chiedendo perché ho voluto ricordarti questo splendido capitolo dello sport italiano….
È presto detto!