Terenzio Traisci – psicologo del lavoro, comico, ma soprattutto autore della “Ingegneria del Buonumore” per gestire lo stress attraverso la risata – ha conosciuto Roberto Re nel 2014.

Racconta Terenzio sulla sua pagina Facebook: “Dopo la partecipazione a Italia’s Got Talent su Canale 5, dopo il Teatro d’Impresa nelle aziende, lo Yoga della Risata e i tanti corsi che facevo in giro per l’Italia come formatore, ero un po’ in crisi, a livello personale, come direzione da prendere, autostima, capacità di farmi valere e apprezzare nel lavoro. Roberto mi invita a una serata-corso dal titolo Il Ponte della Comunicazione che faceva dalle mie parti, a Rimini. Partecipo alla serata e rimango… estasiato, illuminato. Al punto da seguirla di nuovo anche a Bologna! Ho preso molti appunti e devo dire che tutt’oggi applico e insegno in aula quei concetti e quelle strategie”.

A distanza di circa quattro anni, ritornano in giro per l’Italia i seminari di Roberto su Il Ponte della Comunicazione. Obiettivo delle serate, imparare a creare una comunicazione di qualità nella propria squadra (famiglia, team di lavoro, coppia…), per appianare le divergenze con facilità e focalizzarsi insieme sui risultati.

Quando la comunicazione può dirsi davvero efficace? Quando raggiunge l’obiettivo. Il punto è che le persone, mentre comunicano, spesso non hanno ben chiaro l’obiettivo, o talvolta lo perdono di vista. Di recente, nella veste di giornalista, mi è capitato di assistere a una sorta di tavola rotonda alla presenza di circa un centinaio di persone. Si trattava di un evento organizzato da un’associazione di categoria, dove le varie società presenti sul palco avevano uno spazio per raccontare chi sono e cosa fanno. I minuti quindi a disposizione di ogni speaker non erano molti.

Ma il manager che inizia a parlare, non rendendosi conto dello scorrere delle lancette, perde almeno due terzi del tempo ad annoiarci con i dettagli della sua storia personale, abbozzando appena quella della società di appartenenza. Nessun accenno a servizi e prodotti, né tantomeno a vantaggi e benefici per la platea che sta ascoltando in religioso silenzio. Nel finale inizia ad andare in panico, (stra)parla velocemente e di fatto “si incarta” di fronte al pubblico che rumoreggia.

Risultato? La gente si è portata a casa l’impressione di aver regalato il proprio tempo a una persona molto piena di sé e con parecchie difficoltà a parlare in pubblico. Voto? Purtroppo insufficiente per mancanza di strategia e di allenamento alla comunicazione efficace!

Ci sarebbero decine di esempi, anche tratti da questa campagna elettorale, nella quale si sentono (o si leggono) discorsi politici da far rizzare i capelli ai calvi. Ma l’errore di base è la credenza secondo la quale un grande comunicatore sia un tipo dalla parlantina facile. Peccato invece che non sia affatto così. Aggiunge Terenzio Traisci: “Consiglio la presenza a questo mini-seminario per capire meglio cosa ci sia dietro a tanti malumori e incomprensioni che nascono sul lavoro o in famiglia. Per me, da quell’esperienza con “Il Ponte della Comunicazione”, è iniziato un percorso di riallineamento, crescita e miglioramento che ancora porta i suoi frutti a distanza di anni”.

Nelle cinque ore di corso, Roberto ti spiegherà che comunicare è qualcosa di più che parlare. Che esistono delle abilità e delle tecniche necessarie per imparare a farlo in maniera efficace. E per capire quale dovrà essere l’atteggiamento giusto per affrontare qualsiasi interlocutore, anche quello più… incazzoso e ostico!

Andando a questa pagina puoi scoprire il menù della serata, i tre bonus compresi nel tagliando d’ingresso, le date e le città dove poter frequentare il seminario (si parte il 27 febbraio da Roma).

Ecco intanto per te un breve video da vedere subito, nel quale Roberto ci spiega perché Il Ponte della Comunicazione è un’opportunità unica per apprendere dal vivo i segreti di un vero “Master Communicator”!

Alessandro Dattilo

Quando sentiamo parlare di Robert Dilts, oltre all’importanza dei suoi lavori relativi alla programmazione neuro linguistica, viene immediato il collegamento con “I livelli di pensiero”, il libro da lui scritto nel 1990 per spiegare l’omonima teoria dei 6 livelli. Risfogliandolo, ho trovato un episodio dove, a proposito del ruolo delle convinzioni, Dilts – uno dei più autorevoli “Business Coach” al mondo – racconta di una conversazione avuta con un operatore di PNL, impegnato a fare ricerche sui programmi di perdita di peso (business che negli Stati Uniti muove circa un miliardo di dollari l’anno).

“Alcuni sono addirittura l’opposto dell’altro” diceva questo ricercatore. “C’è chi dice che si può mangiare di tutto, a patto che si faccia esercizio fisico. Altri che sminuiscono l’importanza del fare attività fisica, riconducendo tutto all’alimentazione. Un caos! Chi parla di integratori, chi di tipologie di cibo da evitare assolutamente…”.

La cosa stupefacente, commentava Dilts, è che tutti funzionano per qualcuno, tutti i programmi hanno effetto almeno su qualcuno. Il ricercatore, chiedendo infine a quelle persone “Cos’è successo? Come ha funzionato?”, aveva scoperto che esistevano un paio di caratteristiche comuni a questi individui, indipendentemente dal programma dietetico utilizzato.

La prima era che la dieta scelta era accompagnata da qualche altro CAMBIAMENTO FONDAMENTALE NELLA LORO VITA (nelle relazioni, sul lavoro, nell’ambiente, ecc). La seconda caratteristica che tutti riferivano era una reazione del tipo: “Questa volta ERO DAVVERO PRONTO A CAMBIARE”. Erano cioè pronti a perdere peso, una attitudine fondamentale per rendere solida una nuova credenza.

 

Leadership Consapevole

A questo punto, molti lettori di questo blog si chiederanno: “Come si diventa pronti a cambiare?”. Come ci si predispone a un cambiamento desiderato o necessario?

Chi fra voi è imprenditore o manager, e si trova nel quotidiano a dover guidare gruppi più o meno numerosi di persone, sarà di certo molto attento al tema della leadership e alle tematiche portate avanti da anni da Robert Dilts, precursore della PNL classica e protagonista della sua evoluzione.

Secondo quest’ultimo, l’idea di leadership è associata al concetto di “andare”, dirigersi con altri verso qualcosa, verso una qualche visione, una possibilità che aiuti a migliorare la nostra vita e quella degli altri. Ogni forma di leadership – spiega Dilts – è accomunata da quattro caratteristiche:

  1. Per prima, la capacità di essere in grado di ESPRIMERE UNA VISIONE, perché senza una visione non si va da nessuna parte. Non necessariamente un’immagine: può essere una direzione, una sensazione, o una visione espressa in modo verbale.
  2. La seconda è che i leader devono essere capace di INFLUENZARE e MOTIVARE le persone intorno a loro, saper prendere una posizione, essere chiari, responsabilizzare e ispirare gli altri, tirar fuori da loro la passione. In sostanza, influenzare i collaboratori verso il risultato, verso la visione.
  3. La terza caratteristica di un leader efficace è l’abilità di INCORAGGIARE IL LAVORO DI SQUADRA, di essere capaci a far lavorare assieme le persone. Dilts ripete spesso l’esperienza di un’azienda da lui conosciuta, che nonostante avesse dedicato mille persone a lavorare su un certo progetto, fu battuta da un’azienda concorrente che mise a punto un prodotto migliore, di qualità superiore e meno costoso. Ottenendo, pensate, questo risultato con un team di sole venti persone! Venti persone possono fare meglio di mille grazie alla loro capacità di fare lavoro di squadra.
  4. La quarta caratteristica, la più importante, è quella di ESSERE UN ESEMPIO, leader di se stessi. Guidare con esempio significa esprimere sicurezza, comunicare non solo attraverso le parole, ma con le azioni, il linguaggio del corpo. In una parola, con il CARISMA. Qualità che i leader portano dentro e che – insieme alla comunicazione efficace e alla capacità di comprendere le persone e la loro motivazione – consente di incoraggiare il lavoro di squadra, influenzando gli altri.

 

Leadership necessaria

Di leadership oggi c’è bisogno perché il mondo del lavoro sta cambiando a velocità incredibile: occorre creare qualcosa di nuovo per il futuro. Il leader percorre strade che nessuno ha mai battuto, cerca di uscire dalle crisi con soluzioni nuove, direzioni diverse che danno speranza e opportunità in un periodo di incertezze.

Il cambiamento fa parte della nostra esperienza di vita quotidiana, come il sole che nasce e muore ogni giorno o le cellule che si rinnovano. Ma il cambiamento spesso fa paura, ci provoca sensazioni sgradevoli: questo dipende dal significato che attribuiamo al concetto di cambiamento, convinti che per cambiare occorra necessariamente “ripartire da zero”, “fare tabula rasa” e via dicendo.

Eppure vincere la sfida del cambiamento – nel lavoro, nelle relazioni, nella vita – è un traguardo alla nostra portata. Roberto Re ha scritto sull’argomento numerosi libri, aiuta in qualità di trainer e mental coach migliaia di persone ogni anno a trasformare la paura in azione, facendo evolvere il cambiamento in crescita e progresso.

A fine febbraio 2018, a Milano, i due Robert (Dilts e Re) saranno in aula insieme per un’intera giornata di corso. Parleranno di “Leadership Consapevole” come chiave di successo per imprenditori e professionisti di prossima generazione! Qui puoi trovare le informazioni necessarie a saperne di più.

Perché come ha scritto LAO TZU, antico filosofo e scrittore cinese:

“Un albero il cui tronco si può a malapena abbracciare nasce da un minuscolo germoglio. Una torre alta nove piani incomincia con un mucchietto di terra. Un viaggio di mille miglia ha inizio sotto la pianta dei tuoi piedi”.

Alessandro Dattilo

Fammi indovinare: per il 2018 hai una lista più o meno lunga di cose da fare e di obiettivi da portare a termine?

La pianificazione è uno degli strumenti più efficaci per raggiungere gli obiettivi. Da oltre 25 anni mi occupo di Leadership e avendo lavorato con oltre 400.000 persone di ogni tipo, ho visto chiaramente che la capacità di pianificare in modo efficace il proprio futuro è assolutamente essenziale. Si tratta di una vera e propria capacità strategica che divide chi raggiunge risultati da chi non li ottiene.

Quasi 20 anni fa ho scoperto questo sistema assolutamente straordinario per pianificare il nuovo anno e da allora non solo lo utilizzo personalmente, ma l’ho fatto adottare anche a tutti i miei Coach e ai miei collaboratori. Oltre ad essere già stato testato per migliaia di persone, la caratteristica unica è che grazie ad una completa pianificazione strategica ti permette di avere una visione globale di tutte le aree più importanti della tua vita.

In questo modo puoi finalmente decidere i risultati che vuoi ottenere senza sacrificare altri aspetti importanti. Sì perché non c’è niente di peggio che raggiungere dei grandi risultati professionali e poi perdere o sacrificare gli affetti. Che senso ha aumentare il fatturato, ma perdere la famiglia o gli amici? Che senso ha vivere costantemente sotto pressione per rispondere agli “altri” e magari non accorgersi che i figli e il partner hanno veramente bisogno di noi?

Il vero successo è trovare il giusto equilibrio tra le aree più importanti della vita ed è proprio quello che questo sistema ti permette di fare. Così è nato il seminario di una giornata intera e che facciamo insieme ai miei migliori TRAINER ogni anno in ben 18 città d’Italia.

Ecco di cosa parlo…

“Immaginati tra un anno, lo hai appena concluso ed è stato incredibile… Cammini a testa alta e sei fiero di te perché hai imparato quelle abilità che rimandavi da tempo, hai messo la spunta verde ai 3 obiettivi più importanti e smesso, finalmente, di rimandare le cose a cui tenevi di più!”

– Trasforma questo scenario in realtà e raggiungi ancora di più quei risultati che ti fanno venire le farfalle allo stomaco e che sai di meritare.

– Riscatta le sconfitte e gli insuccessi del 2017, lasciati alle spalle gli errori che hai commesso e pianifica il 2018 (nello stesso identico modo in cui lo faccio io da 25 anni), senza nessun timore, per renderlo il tuo migliore anno di sempre!

Scopri come prendere l’invito esclusivo per il seminario “Il Migliore Anno di Sempre” e ricevere tutti i BONUS!

 

Se conoscete (o non conoscete) Roberto Re, guardando questa intervista capirete moltissimo di lui come persona, come padre, come osservatore del mondo degli adolescenti.

Sul tema della separazione, Roberto ha risposto alle domande di Nan Coosemans, madre, CEO Younite, Family Coach & Teen Trainer, Family Therapist, certificata per adolescenti e specializzata nella gestione delle emozioni.

Ecco un passaggio, di quando parla del ruolo di padre separato:

[…] Ho patito molto la situazione: prima quando tornavo a casa c’era quel qualcosa di speciale. Quando inizi a vivere in un appartamento da single, al rientro a casa non c’è più l’atmosfera di prima, emotivamente non è facile…

Posso vedere mio figlio quando voglio e lui è già grande, non è mancata la presenza, ma è mancata la presenza per me, il vederlo crescere giorno dopo giorno, vederlo tornare da scuola… Anche se le sue risposte alle domande erano:

Com’è andata? Bene.
Cos’hai fatto? Niente.
Novità? Nessuna.

Cioè tu non sai mai niente ma intanto lo vedi. Devo dire che mi è mancato molto, ma non ha influenzato il nostro rapporto, anzi rispetto a prima ci sono stati momenti di qualità maggiore e ulteriori miglioramenti. […]

 

Ecco l’intervista completa in pillole:

Parte 1
Diventare padre, il mio cambiamento!

Parte 2
Cosa mi aspettavo da mio figlio
https://www.youtube.com/watch?v=FH3AEjAk2zk

Parte 3
Come gestisco mio figlio adolescente
https://www.youtube.com/watch?v=vupR1IsXXpY

Parte 4
Il rapporto con mio figlio durante la separazione

Parte 5
Qual è la differenza tra i genitori di oggi e di ieri?
https://www.youtube.com/watch?v=JRDxPkGeWqI

“Ho imparato più cose in una giornata come questa che in 10 anni di lavoro. Formatori di qualità e storie di imprenditori di successo. Evento straordinario!” Così Marcello Selleri, imprenditore romagnolo, ha commentato su Facebook la giornata milanese del Business Leaders Day, evento condotto da Roberto Re e dedicato a tutti coloro che vogliono gestire meglio se stessi, la propria azienda e il proprio team.

“Esistono centinaia di piccoli problemi – ha spiegato Roberto, prima di introdurre gli altri speaker invitati – che ogni giorno come imprenditori ci troviamo ad affrontare: dobbiamo gestire un team e dei collaboratori, occuparci dell’amministrazione, saper comunicare con i clienti, mettere in atto nuove strategie per crescere e soprattutto dobbiamo adattarci al cambiamento…”.

Il workshop, in doppia replica a Milano e Padova con circa un migliaio di partecipanti complessivi, è partito da una semplice constatazione: dedicare 16 ore al giorno al proprio lavoro e non avere tempo per se stessi e i propri cari, NON significa avere successo! Come fare dunque per migliorare noi stessi e il nostro business? Come aiutare imprenditori e professionisti ad adattare i propri schemi mentali ai cambiamenti?

Leggendo alcune parti di un recente rapporto del World Economic Forum (WEF) dal titolo «The Future of Jobs» – relative alle competenze da possedere per affrontare la quarta rivoluzione industriale – abbiamo scoperto molte affinità con il lavoro di formazione che da anni Roberto Re porta avanti con il suo Gruppo HRD. Dando per scontate quelle tecniche, sono altri i tipi di Skills che fanno davvero la differenza. Ecco quelle individuate dal WEF, che ha fornito una classifica delle 10 competenze ritenute “vincenti” nel 2020 in chiave business.

1 – Soluzione di problemi complessi
2 – Pensiero Critico
3 – Creatività
4 – Gestione delle persone
5 – Capacità di coordinarsi con gli altri
6 – Intelligenza emotiva
7 – Capacità di giudizio e di prendere decisioni
8 – Orientamento al servizio
9 – Negoziazione
10 – Flessibilità cognitiva

I 5 fantastici ospiti del BLD

Inquadrato lo scenario e i cambiamenti in corso, è stata la volta dei cinque speaker invitati alla giornata di formazione. Persone di grande esperienza nei rispettivi settori, a partire da Matteo Maserati, trainer e coach esperto in comunicazione e public speaking. “Ciò che non viene comunicato, non esiste!” ha spiegato Maserati, che ha battuto il tasto sulla scarsa capacità che imprenditori e professionisti hanno nel descrivere in modo semplice e sintetico la propria attività e i relativi punti di forza. “Spesso comunichiamo senza trasferire valore. Parliamo di noi stessi in modo inefficace, pensando a ciò che ci interessa. Ma così ignoriamo il punto di vista di chi ascolta”.

Collegato a questi temi, l’intervento di Gianluca Lo Stimolo, fondatore e CEO di Stand Out, che ha spiegato al pubblico come trasformare se stessi in un brand, per essere riconosciuti e scelti dal proprio pubblico. “Oggi le persone – ha detto Lo Stimolo – non cercano solo un prodotto o un servizio che permetta loro di soddisfare un bisogno specifico. Non vogliono semplicemente uno smartphone qualsiasi, un paio di jeans qualsiasi… Vogliono l’Iphone, un paio di Diesel… Così come non si cerca più semplicemente un avvocato, un commercialista, un architetto qualsiasi. Si cerca quello più esperto o specializzato in una determinata materia, quello con la migliore reputazione. Le persone cercano qualcuno di cui si possono fidare e a cui si possono affezionare”.

Quando Mirco Gasparotto è salito sul palco del Business Leaders Day, le persone hanno capito quanto sia importante saper scrivere la regia della propria vita. “Proprio così – ha spiegato Gasparotto, con oltre 30 anni di esperienza sul campo che lo hanno portato a vivere e superare ostacoli imprevisti e raggiungere successi straordinari – Io stesso da giovane ho redatto un copione con le aree dove volevo vivere: tutto questo mi ha permesso di mantenere un equilibrio nei diversi ruoli della mia sfera professionale, privata, fisica e spirituale”. Mirco ha affascinato la platea con la sua storia personale, che gli ha permesso di diventare amministratore delegato di un’azienda a soli 25 anni di età. “È sempre possibile cambiare la direzione della vostra vita – ha concluso – si può cominciare da oggi stesso!”.

Gianluca Massini – l’escapologo fiscale che ha sviluppato un sistema che consente a centinaia di imprenditori in tutta Italia, ogni anno, di ottimizzare il carico fiscale – ha stimolato la platea a “marcare da vicino” il proprio commercialista per alleggerire la pressione fiscale e discutere insieme il proprio conto economico previsionale. Massini, autore del libro “Pagare meno tasse si può”, ha parlato dell’importanza di sviluppare la propria educazione fiscale per restare imprenditori di successo, pur rimanendo a fare business in Italia.

Nella parte finale del workshop, Roberto Re ha intervistato Stefano Versace, fondatore dell’omonima catena di gelaterie italiane negli Stati Uniti. “Desiderare qualcosa è come avere un potere magico! – ha detto Versace, che ha raccontato la sua storia imprenditoriale ricca di spunti e motivazione. “Ho aperto la prima gelateria a Miami con gli ultimi dollari che avevo in tasca. In pochi anni ho replicato il modello su grande scala, grazie a un sogno realizzato e a un progetto molto capillare”.

Da Manager a Leader

Una giornata quindi intensa e proficua sotto svariati punti di vista. Con storie concrete e di forte spinta emotiva, grazie anche a domande e risposte condivise con il pubblico, molto attento a prendere appunti e ad approfondire con casi personali. Il seguito naturale di questo workshop è il rinnovato programma di formazione – presentato nei dettagli da Roberto Re – denominato “Da Manager a Leader”.

“Il manager gestisce, il leader guida. Il manager regolamenta, il leader trascina. Il manager è ragione e metodo, il leader cuore e passione – ha concluso Re – Due ruoli difficili da conciliare in un’unica personalità. Due ruoli che BISOGNA far convivere nella stessa persona. Per questo non posso che consigliarvi di cuore l’iscrizione alla prima scuola di leadership dedicata esclusivamente a manager, professionisti e imprenditori, un percorso articolato in 10 incontri tematici per sviluppare tutte le abilità necessarie al giorno d’oggi per essere un vero leader”.

Il Business Leaders Day ha avuto un grande merito, al di là dell’incredibile valore generato da tutti gli interventi: è stato un vero e proprio calcio d’inizio per cominciare a trasformare la paura in azione! Perché imparare a convivere con l’incertezza aiuta ad accogliere il cambiamento. Senza più subirlo, ma iniziando a cavalcarlo.

Alessandro Dattilo

Siamo sempre più categorizzati tra coloro che realizzano i propri sogni e coloro invece che non ce la fanno.

I più a dire il vero si rassegnano a far parte della seconda categoria, suddivisa a sua volta tra quelli che neanche ci provano (e questi li lasciamo stare), quelli che dopo un po’ rinunciano (e anche qui troppa fatica…) e quelli che continuano ad arrancare, provare e riprovare, sbatterci la testa più e più volte senza arrivare mai alla agognata meta.

Allora, lasciamo i vincitori lì sul podio per un attimo e occupiamoci di quest’ultimo ramo della seconda categoria. Le prime due infatti si classificano da sole, la terza invece no.

Qui c’è gente che fa, che ha fame, che ha sogni. Finché ci sono i sogni, si è vivi e per questo si può accedere ancora a tutto il potenziale. Dove sta allora il problema?

Quest’anno nel fare il mio resoconto, come al solito ho fatto una bella lista di sogni e obiettivi realizzati e un’altra con quelli in cui non sono riuscita. A differenza degli anni precedenti, mi sono fatta una semplice domanda: “Rachele, ma tu sei qualificata per realizzare questo sogno?

Attenzione: non parlo di potenziale perché quello ce l’abbiamo tutti. Parlo di potenziale potenziato, allenato, e consolidato come attitudine. Durante l’analisi, con mio grande piacere, ho constatato che molti punti li ho spuntati; altri (pochi per la verità) sono rimasti fuori. Ma proprio per quei pochi, ho dovuto rispondere alla mia chiara, semplice e inquisitoria domanda con un secco NO..!!

Caspita!

Attenzione, non ho scoperto l’acqua calda, solo mi sono fatta una domanda diversa dalle solite: “Cosa ho imparato? Cosa posso fare?

Utilissime sempre, ma questa per me è stata più chirurgica, non so se mi spiego… Sappiamo bene che le domande che ci facciamo qualificano la qualità della nostra vita, giusto? Evidentemente questa mi ha fatto fare un salto di paradigma.

Una lezione importante da imparare è quella di FERMARSI! Se per troppo tempo non ottieni ciò che vuoi – nonostante continui ad agire, cambiare strategia, ripianificare, acquisire nuove competenze – allora ti DEVI FERMARE!!!

Quando sei in movimento, sei letteralmente all’interno del processo e questo non ti dà oggettività, non ti dà lucidità. Se vuoi capire meglio e trovare soluzioni efficienti, devi uscire dal processo, distaccarti, guardare le cose dall’esterno, devi scendere dalla macchina, analizzare a ruote ferme.

Da questa prospettiva puoi vedere tutta la macchina nei suoi componenti e da tutte le angolazioni, non solo dal posto del guidatore. Chiaro?

Questo ti permette di individuare prima l’avaria, di capire come intervenire, di farlo e ripartire più veloce di prima. Spesso accade che l’avaria che mi impedisce di realizzare il mio sogno si trovi da tutt’altra parte rispetto a quello che immaginavo: magari sta nel dedicare maggior tempo ai miei figli o alla mia famiglia, nel prendermi maggior cura di me, nel dedicare un po’ di tempo ai miei hobbies, ai miei amici, non solo nell’acquisire maggiori competenze tecniche, professionali, ecc…

In tanti non vogliono scendere da questa benedetta macchina, non vogliono proprio! Inutile dir loro che è urgente farlo: non vogliono sentire ragioni, non possono permetterselo (dicono!), non hanno tempo… Per cosa? Per realizzare con certezza i propri sogni? Mah….

A volte siamo proprio curiosi. Ti sto dicendo che se ti fermi trovi problema e soluzione, e tu mi dici che non hai tempo! NO COMMENT!

Queste persone sono destinate a rimanere nella seconda categoria purtroppo, ma per una loro scelta, questa è la cosa più triste. I vincitori che stanno sul podio ci sono arrivati perché si sono qualificati per realizzare i loro propositi. Come? Facendo quello che ho appena esposto, ovvero ciò che coloro che non stanno sul podio si rifiutano di fare. Curioso vero?

Il più delle volte le persone che ce la fanno continuano a fare quelle cose che quelli che non ce la fanno non sono disposti a fare. E a tutto mi riferisco tranne che a semplici azioni. Il discorso infatti è molto più ampio, riguarda in primis l’amor proprio e il seguire il proprio talento, l’incatenarsi a questo! Perché quando sei “incatenato” a ciò che ti guida, nulla ti devia, nulla ti può distaccare. La soluzione la trovi e, soprattutto, le chiacchiere stanno a zero!

Tu a quale categoria appartieni? E non mi dire “a volte a una e a volte a un’altra”… Perché stare sul podio è un’attitudine!

Rachele Di Bona

 

Per approfondire queste tematiche, e conoscere più da vicino i nostri prossimi appuntamenti, vai alla pagina del Programma Fly..!!

>>> Visita anche la pagina Facebook della Roberto Re Leadership School Puglia

tumblr_njnwfk2r6P1s0d70ho1_1280Ogni volta che si avvicina un mio seminario importante, ricevo numerosi messaggi da parte di persone che mi chiedono se e quando si terrà lo stesso corso nella LORO città.

In questo articolo ti spiegherò perché questa mentalità è davvero deleteria e perché non genera risultati, anche e soprattutto da un punto di vista di formazione personale.

Prima di andare avanti, è importante fare una distinzione.

Quelli che dicono che i corsi sono troppo “lontani” (alcuni lo dicono già quando la location si trova a più di 30 km da casa loro!) tendono a dividersi in due tipologie:

– i “lamentosi”, cioè quelli che lamentano il fatto che io non vada a tenere il corso dalle loro parti (“Perché non vieni mai in Sardegna, Calabria, Valle d’Aosta, ecc.?!?”)
– i “comodosi”, cioè coloro che fondamentalmente hanno qualche difficoltà o poca voglia di muoversi e chiedono se c’è l’opportunità di partecipare nella loro zona.

I primi sono, in genere, di un “provincialismo” davvero fuori dal tempo! Voglio dire, mi sembra facilmente comprensibile perché i miei corsi più importanti non si tengano in zone d’Italia tipo la Sardegna, la Calabria, la Basilicata, la Valle d’Aosta, l’Alto Adige, Molise, ecc.
E’ ovvio che quando raggruppi gente da tutta Italia, sia d’obbligo scegliere una location che sia facilmente raggiungibile e ben servita, possibilmente in una zona abbastanza centrale, così da venire incontro alle esigenze della maggioranza delle persone.

Voi non fareste lo stesso?

Se qualcuno abita a Sassari, Matera, Bolzano, Brindisi, Enna, Pordenone, mi spiace moltissimo, ma i miei corsi principali si tengono tendenzialmente a Milano, Roma e Bologna o al limite in Riviera Romagnola, zona facilmente raggiungibile e dotatissima di strutture con un ottimo servizio e rapporto qualità/prezzo.

La scelta di una location particolare deve avere delle motivazioni ben specifiche:
porti la gente a fare il corso in Sardegna o in Sicilia se vuoi in qualche modo sfruttare il mare, o in Alto Adige se vuoi utilizzare un’hotel di montagna con Spa spettacolare, oppure a Montecarlo se vuoi fare il figo e dare un tocco di internazionalità al programma (o magari per buttare un po’ di “fumo negli occhi” o per evadere le tasse! ;-). Altrimenti la sede deve essere quella che ottimizza i pregi e minimizza i difetti, in primis in termini di spostamenti e costi.

I secondi, i  “comodosi”, cioè quelli che “preferirebbero” non doversi spostare per frequentare un seminario, ma poterlo fare sotto casa, li capisco ed è assolutamente comprensibile la loro richiesta… Dopotutto la comodità fa piacere a tutti!

Ma dopo oltre 25 anni di frequentazione assidua del mondo della formazione, posso dirti con certezza che se hai deciso di dedicare alcuni giorni a frequentare un corso per imparare qualcosa di utile per la tua professione o per la tua vita personale, ricorda che PER OTTENERE I MIGLIORI RISULTATI POSSIBILI DA UN CORSO FULL-IMMERSION E’ MOLTO MEGLIO ANDARE A FARLO DISTANTE DA CASA, IN UN’ALTRA CITTA’, ANZI, ADDIRITTURA, SE POSSIBILE, IN UN’ALTRA NAZIONE!!!

Ti elenco i 3 benefici principali per cui dovresti assolutamente spostarti il più lontano possibile da casa quando devi frequentare un corso di formazione:

1)   In generale, doversi muovere e macinare chilometri per poter fare qualcosa, implica un atteggiamento mentale diverso dal solito. Richiede infatti un po’ più di impegno, più desiderio, più voglia del normale. Si fanno chilometri per incontrare una persona che ti piace davvero, per un colloquio di lavoro che ti interessa veramente, per assistere al concerto del cantante che ami alla follia, non per cose di poco conto. Per cui dover viaggiare per frequentare un corso è già un primo filtro: sei disposto a farlo oppure no? Parteciperesti solo se si tenesse dalle tue parti? Allora il consiglio spassionato è di non farlo affatto, perché difficilmente con così poca motivazione otterresti risultati apprezzabili! Se non sei disposto a fare 4 ore di viaggio per imparare qualcosa di buono, quante possibilità ci sono che tu sia disposto a impegnarti, studiare e applicare con costanza i nuovi metodi che imparerai?

2)   Staccare fisicamente dall’ambiente in cui viviamo quotidianamente, aiuta tantissimo a concentrarsi su ciò che si vuole apprendere, evitando distrazioni e ogni tipo di defocalizzazione. Il segreto è proprio rendere l’esperienza quanto più “full immersion” possibile! Se decido di investire tempo e denaro per imparare qualcosa, voglio vivere “h24” quell’esperienza, immergendomi completamente nella materia, in modo da ottenere il miglior risultato che sono in grado di raggiungere nel poco tempo che ho a disposizione!
Pensa a un esempio tipico di apprendimento intensivo: qual è il modo migliore per imparare una lingua? Andare sul posto, giusto? E cosa può rallentare anche in quel caso l’apprendimento? Stare a contatto con compatrioti e continuare a parlare la propria lingua!

Il miglior modo per imparare un nuovo idioma non è solo andare sul posto, ma sarebbe, possibilmente, interrompere ogni forma di comunicazione verbale o scritta con il nostro paese d’origine, obbligandoci a vivere al 100% immersi nella nuova realtà, obbligandosi a pensare, comunicare, respirare, mangiare in quella lingua ogni istante della giornata per più giorni!
Sarà stancante all’inizio? Sì.
Il nostro cervello farà fatica? Sì.
Ci mancherà il nostro habitat? Sì.
Ma se potessimo davvero fare questo, impareremmo a comunicare sufficientemente bene in quel nuovo linguaggio nel minor tempo possibile!
Frequentare un corso è la stessa cosa: più riesco a rendere l’esperienza “full-immersion”, più la mia mente penserà solo a quello, creando le condizioni per un apprendimento intensivo che permetterà di portare a casa molto di più, in minor tempo.

3)   Tornare a casa la sera vuol dire anche incontrare le persone che sono parte del nostro normale ambiente di vita. Per carità, mi auguro davvero che tornare a casa per te sia estremamente piacevole e riabbracciare la sera i tuoi figli, il tuo compagno/a, i tuoi familiari o, semplicemente, i tuoi coinquilini, sia per te una cosa bella e piena di amore!
Ma se in quei giorni è per te necessario dedicare energia al tuo obiettivo, cioè “imparare”, le attenzioni che le persone che ami ti richiedono, per non parlare delle possibile rotture di scatole che, nella vita reale, fanno normalmente parte di qualsiasi tipo di rapporto, non sempre lavorano in quella direzione.
Al contrario se nelle pause del corso “stacco la spina” mangiando un boccone o facendo due chiacchiere con le persone conosciute al corso, anche nel caso in cui la confidenza sia minima, non sarà mai uno “staccare” vero e proprio, perché inevitabilmente, chiacchierando, si finirà a commentare ciò che è stato detto o è stato fatto in aula, a condividere considerazioni o esperienze, a scambiarsi naturalmente i propri punti di vista, spesso diversi e contrastanti.
Tutto questo diventa un incredibile valore aggiunto all’esperienza del corso e una straordinaria opportunità di ampliare le proprie vedute, acquisire nuove informazioni e consapevolezze.

Questa riflessione che ti invito a far tua e a commentare, se vuoi, attraverso le tue esperienze dirette, mi porta sostanzialmente a due conclusioni…

La prima, è quella logica e razionale: continuerò a tenere i miei corsi in luoghi che si prestano a facilitare gli spostamenti per tutti i corsisti, i trainer, lo staff e perfino per me. Quindi no, non farò eccezioni anche se continuerete a chiedermelo, per cui… SMETTETELA!!! 🙂

La seconda è un po’ più “tosta” da digerire, se sei fra quelli che non vogliono “alzare il culo” per andare a seguire un corso “lontano”, ma mi sento di dovertela comunque sottolineare:
se non riesci neppure a superare un limite piccolo come quello degli spostamenti (nel terzo millennio poi!), forse fai bene a non iscriverti proprio a quel corso e a non farlo affatto, nemmeno se fosse tenuto sotto casa tua!

Perché, sinceramente, quante possibilità ci sono che tu possa realizzare i tuoi obiettivi se sei così pigro e se un misero ostacolo (che in realtà abbiamo visto qui non esserlo, ma anzi essere un vantaggio) è sufficiente a fermarti e a farti rinunciare a qualcosa che dici di volere?

Per cui, in tutta amicizia, sono il primo io a dirti che, se hai quel tipo di mentalità, è meglio che quel corso proprio non lo fai! Risparmi tempo e soldi (e chilometri!).

Quantomeno non venire a fare i miei!

I miei corsi non sono affatto un luogo di ritrovo per pigri (proprio no).
I miei corsi sono per persone determinate a fare di più, che sono in grado di liberare uno o più weekend all’anno e dedicarlo al loro miglioramento. Sono per persone che sanno cosa vuol dire sacrificio, sanno cos’è l’impegno e amano le sfide.

Non ho mai detto in vita mia che ottenere grandi risultati sia FACILE: richiede impegno e voglia di farlo.
Spostarsi per venire a Milano, Pesaro, Roma, Bologna o AltraCittà che sia, è il requisito MINIMO per poter essere un mio corsista.

Mettiamola così: per essere un mio studente… lo devi volere e te lo devi meritare essendo disposto a metterci del tuo, e non parlo solo della quota di iscrizione!

Lavoro nel mercato della formazione da ormai venticinque anni e se nessuno ha mai ottenuto i risultati che continua a ottenere dopo così tanto tempo la mia organizzazione, è anche perché non mi va proprio di “raccattare” chiunque e metterlo in aula solo perché paga qualche soldo!

Mi va invece di creare un ambiente che favorisca la crescita e l’apprendimento di ogni mio singolo studente, grazie al supporto del team fantastico che mi affianca ormai da anni e grazie al fatto di avere persone presenti in aula che siano tutte propositive e vogliose di crescere e di migliorare.
Mi va di circondarmi di persone con una mentalità di successo che vogliano essere accompagnate al “next level” e che non si fermano, che non indietreggiano (e se lo fanno, è solo per prendere la rincorsa!); di persone che guardano al futuro con occhi accesi e vivono il presente con la voglia di farcela, di riuscire, di non mollare.

In pratica non ho il benché minimo pregiudizio sull’età, la forma, la pelle, il titolo di studio o altre cose ininfluenti ai fini del risultato… Sono però “razzista” nei confronti delle persone che vogliono ottenere senza dare, che vorrebbero la pappa pronta e che in quella condizione ci sguazzano.
Quelli che sono bravissimi a lamentarsi, ma mai che muovessero un dito per cambiare le cose e muoversi verso orizzonti più rosei.

Quindi, se sei una persona appassionata, intelligente, sveglia, ambiziosa, coraggiosa e mossa da una forte volontà, allora sei potenzialmente accettato al prossimo Emotional Fitness dell’1-2-3 Luglio a Milano o a qualsiasi altro dei miei seminari full-immersion che verranno! (e se vuoi avere info clicca qui: http://leadership.robertore.com/emotional2016/)

Se invece sei uno di quelli che proprio non ce la possono e non ce la vogliono fare, allora lascia pure questa pagina e continua con le tue cose e le tue lamentele.

Ricorda, per passare al next level, vai qui: http://leadership.robertore.com/emotional2016/

Io, per quello che può valere, combatterò sempre la pigrizia, la paura, le cattive abitudini e i cattivi pensieri. Se vuoi, tu puoi iniziare a farlo con me. Ti aspetto.

Al tuo successo,

Roberto Re.

Milano, Torino, Venezia. E poi Bologna e Ancona. Ma anche Bari e Napoli, per risalire poi a Firenze e a Roma. Ogni sera una città diversa. Un vero tour a mo’ di Rockstar!… 🙂

Si sta trasformando in una vera e propria girandola di sensazioni – motivanti e positive al tempo stesso – questo giro d’Italia che ho iniziato a compiere dal 23 febbraio scorso per presentare il mio nuovo libro “Cambiare senza paura”, pubblicato da Mondadori a circa undici anni di distanza dall’uscita del mio primo, “Leader di te stesso” (che resta il testo di formazione più venduto in Italia, con oltre 300.000 copie).

Riempire i teatri di mezza Italia, con una media di quasi 800 persone a sera, in un periodo in cui molti attori e comici di professione faticano a radunarne anche solo la metà, è davvero una grande emozione. Uno splendido esempio di riprova sociale, ormai giunto al giro di boa (dal 17 marzo, infatti, riprenderemo da Verona, per poi, in aprile, andare a Lecce, Salerno, Catania, Genova, Viareggio, Rimini, Trieste. E poi ancora a Milano e Roma per un ultimo bis e le “new entry” Brescia e Cagliari a fine maggio).

Insomma un primo bilancio davvero a grandi livelli, dove la risposta del pubblico sta raggiungendo picchi quantitativi e qualitativi. Lo vedo e lo sento dai messaggi che mi arrivano sui social network, dalle centinaia di autografi con dedica che ogni sera ho il piacere di firmare sulle nuove copie del libro. Dall’attenzione con cui le persone si accostano al tema del cambiamento, una sfida che non prevede pareggio, ma soltanto vittoria o sconfitta.

Questo libro nasce infatti da un’esigenza forte, fortissima, che ci circonda senza attenuanti. I vecchi schemi mentali risultano inefficaci sul lavoro, nelle relazioni, nel rapporto tra genitori e figli. Tutto è cambiato! E la cosa peggiore è far finta di nulla, rifiutare di prendere atto che il mondo intorno a noi viaggia ormai a una velocità che solo fino a pochi anni fa era impensabile anche solo da immaginare.

Durante questi “One Night Seminar”, vere e proprie sessioni di formazione dal vivo, racconto storie, esempi di cambiamento, veloci strategie per vincere questa sfida che tante paure, frustrazioni e ansie genera in moltissimi di noi. “Il cambiamento non va subìto – insisto con il pubblico – ma cavalcato e utilizzato positivamente”.

E devo dire che, girando l’Italia, ho scoperto ciò che già sapevo: ovvero che le domande, i timori così come le ambizioni sono più o meno le stesse, da Nord a Sud, da Napoli a Venezia, da Milano a Roma. Di contro, ho avuto conferme sul fatto che, a dispetto di una nazione che pare refrattaria al cambiamento e sempre più lenta in un mondo sempre più veloce, l’italiano che affronta il cambiamento a testa alta e con la giusta dose di coraggio, mette in campo una creatività e una velocità di esecuzione mentale che non ha pari al mondo. Peccato solo che mediamente continuiamo a essere un popolo di presuntuosi, anche un po’ superficiali. Decisamente portati a sentirci “di successo” non appena abbiamo imparato una mezza cosa, salvo poi mollare a metà percorso per mancanza di persistenza e overdose di procrastinazione. Ma sta a noi scegliere che tipo di persona essere: se l’italiano “vecchio stile”, costantemente legato a vecchi schemi e a vecchie scuse, oppure un cittadino di questo mondo diverso, difficile, ma al tempo stesso pieno di opportunità.

Un’ultima cosa mi sta a cuore segnalarti, visto il grande successo di queste prime settimane. Si tratta dell’APP che accompagna “Cambiare senza paura”, uno strumento digitale gratuito (per iOS e Android) per rendere la lettura di questo nuovo libro un momento coinvolgente e di grande interazione. Risorse, video, contenuti extra, suggerimenti: tutti scaricabili in pochi secondi! Un lavoro approfondito e meticoloso di cui vado particolarmente fiero e che rappresenta una novità assoluta nel panorama dei libri di formazione a livello mondiale. Per questo sento “Cambiare senza paura” come una proiezione tascabile della figura del Coach. Figlio di quest’era digitale, frenetica, ma di grande fascino e immense potenzialità.

Roberto Re

 

Quante volte abbiamo ricevuto una vera e propria lezione di vita?
Ma soprattutto, in che modo ci è stata utile?

Lo scorso articolo abbiamo parlato di “Conoscere e apprezzare quello che è successo l’anno passato” e oggi vorrei fare con te un altro step in questa direzione.

Ripensando agli anni passati, tutti ci siamo imbattuti in un’esperienza che ci ha cambiato, magari anche una semplice chiacchierata con un parente o un amico che ci ha trasmesso qualcosa di veramente importante, offrendoci così una grande possibilità di crescita.
Può essere stato un momento molto bello da vivere, come è anche possibile che la cosa non sia stata così piacevole al momento, un po’ come uno spintone fuori dalla nostra zona di comfort, un piccolo terremoto interno.
Ma in ogni caso, è la “lezione” che è rimasta con noi la cosa più importante.

Anche le esperienze che gli altri condividono con noi attraverso i loro racconti, hanno un potenziale grandissimo e spesso si trasformano in grandissimi insegnamenti. E da questo punto di vista, al giorno d’oggi internet può giocare un ruolo chiave: abbiamo infatti la possibilità di incontrare quotidianamente sulla rete, oltre alla solità “spazzatura”, anche tantissime storie di persone che possono essere esempi straordinari: personaggi come Alex Zanardi o Nick Vujicic o la meravigliosa Simona Atzori, acclamata ospite dell’ultimo Italian Leadership Event, svoltosi all’Università della Bicocca di Milano. (guarda qui il bellissimo videoriassunto dell’evento!)
Non li conosciamo direttamente, eppure possiamo leggere le loro storie o vederne la testimonianza su YouTube in qualsiasi momento e farne tesoro. E solitamente tendiamo a condividere in rete queste esperienze riconoscendone un immenso potere: quello di scuotere le nostre credenze, spingendoci a uscire dalla nostra zona di comfort e dando forti stimoli verso il cambiamento. (continua a leggere…) (altro…)

Se c’è un periodo dell’anno dove tutti facciamo buoni propositi è quello compreso tra Natale e capodanno, vero? In quel periodo pianifichiamo, progettiamo e ci ripromettiamo di smettere o iniziare a fare una lunga lista di cose. E, molto probabilmente, qualche settimana fa, con la chiusura del 2012, nemmeno tu ti sei sottratto a questo rituale!…

Purtroppo, molto spesso, l’anno successivo buona parte delle persone fa la triste scoperta di non aver portato a termine quasi nulla di quanto si erano ripromesse…
Come mai succede?

Il perché è molto semplice: non bastano i “buoni propositi” di fine anno per mettere in pista il cambiamento desiderato nella nostra vita.
Se n’è accorta Jinny S. Ditzler, quando 30 anni fa ha elaborato il metodo Best Year Yet®, in italiano “Il Miglior Anno di Sempre”.
Ha realizzato un sistema – utilizzato negli anni da milioni di persone e diventato un vero best seller – capace di guidarci nella creazione dell’anno migliore della nostra vita. Potremmo dire che ha trovato la formula per trasformare i buoni propositi in realtà!

La “formula”, apparentemente semplice, racchiude in se un enorme potere: attraverso 10 domande ci guida in un percorso di 10 passi che finirà per fornirci le risposte, e di conseguenza le risorse, in grado di fare del prossimo anno, l’anno migliore di sempre.
10 domande capaci di farci riflettere, ragionare e agire di conseguenza. (Continua a leggere…) (altro…)

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