Ieri mattina mi trovavo a Bologna per incontrare un amico. Ci siamo dati appuntamento per un caffè in un bar. Un bar come tanti in cui persone di ogni genere si incontrano per i motivi più disparati. Un ragazzo molto giovane e pieno di energia discuteva di politica, di stragi e di complotti, con un uomo che apparentemente poteva avere una sessantina d’anni.
Con assoluta certezza uno cercava di convincere l’altro di chi fosse la colpa dell’attuale situazione italiana. I toni erano nervosi, entrambi tenevano fra le dita di una mano la sigaretta e dall’altra consultavano lo schermo del loro smartphone. Da come parlava, si intuiva che l’uomo più maturo avesse come fonte d’informazione il telegiornale o qualche altro programma televisivo, mentre il giovane pareva conoscere segreti massonici e trame ordite da un’élite di persone che governa il mondo.
Sedute a pochi metri da dove mi trovavo seduto ad aspettare il mio amico c’erano due ragazze che parlavano di moda facendo riferimento a due differenti fashion blogger. Anche loro con toni diversi cercavano di imporsi l’una sull’altra, parlando e difendendo il “brand” di riferimento. In piedi di fronte al bancone un giovane abbronzato ben vestito e con un Rolex falso al polso si complimentava con una signora per la decisione che aveva appena preso circa i suoi soldi. Parlavano di oro e di cripto valute, di come quell’investimento fosse strasicuro, e del fatto che avrebbe reso il 300% al mese.
A un certo punto ho visto che il mio amico stava attraversando la strada per incontrarmi e ho smesso di curiosare con lo sguardo e con le orecchie. Era da un po’ di tempo che non incontravo Massimo. Aveva frequentato il Fly qualche anno fa e adesso, dato che le cose gli stanno andando meglio, è desideroso di fare un salto di qualità nella sua vita.
Anche lui dopo pochi minuti ha incominciato a notare le persone all’interno del bar, intente a discutere con l’unico scopo di aver ragione, ma senza avere conoscenze e preparazione adeguate. Massimo ha sorriso senza malizia e subito dopo ha sottolineato che senza l’aiuto di professionisti preparati, di veri esperti, non avrebbe potuto ottenere i risultati di cui andava orgoglioso. Anni prima anche lui disquisiva di argomenti senza conoscere veramente le fonti. Un pizzico di superficialità Italian Style!
Non ho dati precisi alla mano, ma di una cosa sono certo: la quantità di opinionisti, tuttologi e “fuffa-coach” o “fuffa-businessman” è altissima. Una marea di persone ha come atteggiamento di vita quello di dire la propria opinione su qualsiasi argomento, senza avere praticamente basi, fondamenti o, nel caso dei mitomani della formazione, risultati concreti e dimostrabili.
In Italia basta aver letto il titolo di un articolo su Facebook per potersi permettere di commentare, di controbattere e di esprimere la propria opinione. In molti casi senza aver nemmeno letto il contenuto dell’articolo o averne verificate le fonti. Con lo stesso acume con cui si discute della finale di Champions persa dalla Juve o dell’ultima gara non vinta da Valentino Rossi, si disquisisce di politica, di salute, di finanza, di relazioni e di business. Secondo me… bla… bla… bla…
Anche tu vuoi avere a che fare con opinionisti e tuttologi?
Ti basta l’opinione di tuo cognato, che ha un pizzico di personalità in più di te e nessuna competenza specifica? Vuoi mettere in mano i tuoi sogni, le tue speranze a individui superficiali, furbetti improvvisati dall’oggi al domani?
Sicuramente no, sono certo che tu desideri solo essere aiutato, supportato, consigliato e guidato da qualcuno di cui ti fidi e che possa aiutarti a fare la differenza nella vita personale, professionale o finanziaria. In una sola parola vuoi avere dei MENTORI. Mentore viene definito dal vocabolario della lingua italiana come un consigliere saggio e fidato, cui è riconosciuta una sorta di autorità paterna.
Conosci una o più persone che possiedono queste caratteristiche? Se la risposta è “sì”, sono contento per te. Sei fortunato oppure hai saputo scegliere. Occupati solo di verificare se queste persone hanno utilizzato nella loro vita i consigli che dispensano e quali risultati hanno ottenuto. Se insomma oltre alla teoria c’è anche la pratica – ed esistono risultati concreti – allora puoi fidarti e andare avanti.
Oggi è difficile trovare veri mentori. Io sono fortunato perché lungo il mio cammino ho incontrato molti tuttologi e opinionisti e anche qualche mentore. Mi sono lasciato coinvolgere in labirinti senza uscita pensando di percorrere veloci autostrade: poi ho incontrato chi mi ha aiutato a risalire la china, consentendomi di accedere al mio potenziale.
Ringrazio i secondi perché sono stati uno strumento utile per la mia crescita, ma ringrazio anche i primi perché se non li avessi incontrati oggi non distinguerei la differenza fra il valore e la… fuffa! Le differenze fra un mentore/esperto e un fuffarolo sono principalmente quattro:
1 – Il fuffarolo ti vuole convincere secondo le sue opinioni e le sue conoscenze. Il mentore prima ti ascolta, ti fa domande, approfondisce e poi ti porta a comprendere e ad apprendere.
2- Il fuffarolo millanta titoli e conoscenze. Il mentore è conosciuto per i risultati che ha ottenuto o che ha fatto ottenere ad altri.
3- Il fuffarolo vuole aver ragione e ricerca l’approvazione, mentre il mentore è orientato al risultato.
4- Il fuffarolo professionista si confronta con gli altri precisando che è migliore e costa poco. Il mentore condivide con te le sue conoscenze per amicizia o si fa pagare tantissimo. Perché il suo tempo ha valore.
Nella maggior parte dei casi il tuttologo te lo trovi di fronte senza averlo cercato. Durante una cena fra amici, in una riunione familiare o protagonista di ogni forma di spam. Il Mentore invece lo cerchi o diventa tale dopo averne verificato la consistenza e l’affidabilità.
In questo momento della tua vita senti di aver bisogno di supporto in qualche ambito specifico? Se la risposta è negativa allora concentra la tua attenzione su qualcosa che vorresti migliorare ulteriormente. Se invece è positiva, ti svelo un “segreto”…
Le persone di “vero” successo hanno mentori, consulenti di alto livello ed esperti che consultano prima di iniziare un progetto, di prendere una decisione o semplicemente quando si sentono un po’ confusi. Quando ne avrai conosciuto qualcuno, ti accorgerai che lui stesso direttamente o indirettamente ti indicherà i suoi mentori, le sue persone “di fiducia” e il tuo cerchio di eccellenza si allargherà sempre di più facendo crescere le tue competenze e i tuoi risultati.
Non accontentarti dunque di visitare una pagina Facebook o un sito web. Vai oltre! Chiunque, pagando poche centinaia di euro può avere un sito vetrina e una pagina con molti like. Magari acquistandoli!
Verifica i nomi e cognomi delle persone che ha aiutato in modo che tu possa rintracciarle facilmente. Cerca dati certi e numeri, non prendere per buone quelle che il Conte Mascetti del film Amici Miei definiva “supercazzole”. Non farti fregare, impara a essere scettico senza avere pregiudizi e verifica sempre le fonti. Chi ti sta consigliando quella cosa l’ha utilizzata? Ha ottenuto risultati? Ha conoscenza diretta? Se sono TRE SÌ, continua velocemente le tue verifiche, se invece ci sarà anche UN SOLO NO, non stare a perdere tempo, a meno che quel contesto non sia destinato al caro sano “cazzeggio”!
Se leggendo questo articolo ti sono venuti in mente nomi di tuttologi senza portafoglio, di esperti disoccupati o di fuffa-coach, sorridi e non dar loro spazio nella tua mente. Evita di ricordarne il nome, anche se in passato potresti essere stato da loro defraudato. Se invece sei felice dei risultati che hai ottenuto e degli strumenti che hai acquisito, non esitare di farlo sapere a più persone possibile. Arriveresti prima tu e il tuo mentore, invece di qualche scappato di casa che ha speso qualche soldo in marketing.
Un abbraccio e un sorriso!
Stefano Denna
Per approfondire queste tematiche, e conoscere più da vicino i nostri prossimi appuntamenti, diventa fan delle pagine “Roberto Re Leadership School” dell’Emilia-Romagna! Troverai contenuti utili da scaricare, immagini degli eventi e molto altro…!!
Spesso mi sono trovata ad avere un obiettivo ben chiaro e un piano d’azione stilato a regola d’arte pronto all’uso per avvicinarmi sempre più alla mia meta. Sembra tutto perfetto vero?
Purtroppo non sempre è così perché è in quei momenti che l’entusiasmo può farti commettere un errore fatale.
Potresti rischiare di concentrarti talmente tanto sulle azioni che hai appena buttato giù da farti perdere di vista la cosa più importante per te: il risultato finale a cui ambisci.
Mi spiego meglio. Immaginiamo che il tuo obiettivo sia trovare un nuovo lavoro entro la fine dell’anno e che tu ti sia imposto come azione di inviare dieci curriculum al giorno.
Se ti concentri molto su questa attività (trovare dieci annunci di lavoro ogni giorno non è semplice) potresti non renderti conto che stai ricevendo poche chiamate rispetto agli sforzi compiuti. Di fatto, non ti sei avvicinato più di tanto alla tua meta.
Se rimani focalizzato sul risultato invece, sarai molto più flessibile rispetto al tuo piano d’azione. Capiresti magari che puoi diminuire il numero di curriculum inviati e focalizzarti su altre azioni differenti (ma che ti consentono di raggiungere il tuo obiettivo), come ad esempio migliorare l’impostazione del curriculum o utilizzare altri mezzi come Linkedin o Twitter.
Rimanere concentrati sui risultati che derivano dalle nostre azioni
è essenziale per arrivare agli obiettivi con meno sforzi.
Ma come possiamo prepararci al meglio per raggiungere le sfide più importanti ed emozionanti?
Tre sono gli acceleratori di risultati efficaci che possono aiutarti a ottenere ciò che desideri. Alla base devi aver deciso di voler ottenere quel risultato: sei veramente disposto a intraprendere azioni decise per raggiungerlo?
Ti aiuta a non cadere nell’errore di cui abbiamo parlato prima: così terrai bene distinta in mente la differenza tra risultati e attività.
Sei tu infatti ad aver deciso le attività da portare a termine per raggiungere il tuo obiettivo: e quindi sei responsabile anche in questo senso. Ricorda: la cosa più importante è sempre ciò che vuoi ottenere. I risultati rimangono un punto fisso, le attività invece si possono cambiare in funzione di essi. È importante essere flessibili e modificare la strategia in corso d’opera, quando serve per ottenere ciò che desideri più velocemente.
Hai mai sentito parlare dell’effetto Pigmalione, teorizzato dallo psicologo tedesco Robert Rosenthal? Conosciuta con il nome di “profezia autoavverante”, è una forma di suggestione psicologica per cui le persone tendono a conformarsi all’immagine che altri individui hanno di loro, sia essa un’immagine positiva che negativa.
Nel suo esperimento Rosenthal fece credere ad alcuni insegnati che un certo numero di bambini selezionati casualmente avessero un’intelligenza sopra la media.
L’anno successivo quando Rosenthal si recò presso la scuola elementare, costatò che il rendimento dei bambini selezionati era molto migliorato e questo solo perché gli insegnanti li avevano influenzati positivamente con il loro atteggiamento, inconsapevoli del fatto che fosse tutto legato alla suggestione.
La cosa bella è che questo tipo di suggestione non funziona solo dall’esterno verso l’interno ma lavora perfettamente anche dall’interno verso l’interno. Noi tendiamo a ottenere ciò che ci aspettiamo sia dagli altri che da noi stessi. Quando ci aspettiamo di più, tendiamo a ottenere di più. Quando ci aspettiamo di meno, tendiamo a ottenere di meno.
Abituati dunque ad aspettare da te stesso grandi risultati: avere una struttura interna che parte dal presupposto che ce la farai, aumenterà le tue probabilità di farcela e ti aiuterà a ottenere risultati migliori.
Quando è possibile, finisci e tieni duro fino alla fine. I più grandi risultati arrivano proprio allora, nel momento in cui stai quasi per mollare e invece decidi che nonostante le difficoltà andrai avanti.
Ogni volta che prenderai una decisione di questo tipo, nello stesso tempo libererai sul tuo corpo e sulla tua mente una carica di adrenalina e di fiducia che ti porterà avanti verso ciò che desideri.
Riuscire a ottenere un risultato quando stavi quasi per rinunciare ha una grandissima forza motivazionale.
Oggi forse si tende a mollare troppo presto perché si è spaventati dai sacrifici che ci aspettano, ma ricordati che sono proprio loro che daranno valore al raggiungimento del tuo obiettivo. Sono gli sforzi profusi, gli ostacoli superati e la fatica subita ciò che renderà ancora più importante il risultato ottenuto. E che guarderai indietro con più fierezza quando sarai arrivato alla meta.
Ovunque tu sia, con chiunque tu sia, con tutto ciò che hai a disposizione, dai sempre il massimo!
Manuela Campanozzi
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“STOP, PULISCI I PIEDI E FESTEGGIA!”
Chi abbia vissuto l’emozionante esperienza del firewalking, si è sentito dire a voce alta questa frase dalle due persone che lo hanno bloccato alla fine della pista infuocata per evitare che proseguisse la sua corsa per chissà quanti altri metri!
La prima volta che ho fatto quell’esperienza, quella frase mi è risuonata in testa per diversi giorni a seguire.
Da persona ambiziosa, mi ero sempre data obiettivi sfidanti, disposta a pagare il prezzo e a fare i sacrifici necessari per raggiungere certi risultati: ero molto severa con me stessa e questo mi portava ad avere una disciplina ferrea.
Raramente però mi fermavo a dirmi “brava!” o a darmi una pacca sulla spalla.
E la cosa pazzesca era che quando qualcuno mi faceva i complimenti o metteva in evidenza il bel risultato raggiunto, io, quasi imbarazzata, tendevo a “sminuire” il tutto dicendo “vabbè, adesso guardiamo al prossimo obiettivo”. Come se quel risultato fosse stato frutto di “fortuna” e non di sveglie puntate alle 6 o nottate di studio o lavoro, non di “sudore e fatica”, non di mie abilità e capacità.
Ti capita, raggiunto un obiettivo, di pensare subito a quello successivo? E prima ancora che tu lo abbia raggiunto, di proiettarti già avanti? E avanti ancora?
Da un lato questo atteggiamento ha risvolti senza dubbio positivi: personalmente mi ha consentito nello studio di bruciare le tappe del percorso universitario e di conseguire la laurea in psicologia del lavoro con il massimo dei voti e in meno di 4 anni e mezzo; nel lavoro di avviare collaborazioni importanti prima ancora di laurearmi e, arrivando ai tempi più recenti, di essere a oggi il più giovane Direttore della Roberto Re Leadership School.
La differenza tra i primi 2 obiettivi raggiunti e l’ultimo, però, è che nel frattempo ho lavorato sull’eccessiva severità nei miei confronti, sul riconoscimento del mio potenziale e delle mie abilità. Questo ha nettamente migliorato la qualità della mia vita emotiva ed è un lavoro personale che continua tuttora.
Se è vero infatti che tendere costantemente verso nuovi obiettivi è potenziante perché ti porta sempre ad andare oltre, a metterti sempre in gioco e a porti nuove sfide, dall’altro tutto ciò rischia di dare per scontato il risultato raggiunto, oppure a non goderselo.
In quest’ottica, mi piace molto la frase di L.P. Smith che dice: “Ci sono due obiettivi ai quali puntare nella vita: primo, ottenere ciò che si vuole e, dopo di questo, goderselo. Solo gli individui più saggi raggiungono il secondo”.
Le persone che si rivolgono alla nostra Leadership School sono persone che hanno già risultati e che vogliono migliorare ancora di più o ottenere gli stessi con minor spreco di energie e stress: in questo “viaggio” insieme li incoraggiamo costantemente a festeggiare i piccoli/grandi risultati raggiunti.
Per quale motivo? Innanzitutto perché il successo non è mai scontato!
E poi per altre tre ragioni:
Durante le coaching con i miei corsisti, emerge spesso la necessità di lavorare su questo aspetto e molti mi chiedono: “Cosa significa festeggiare un successo? Cosa posso fare?”
Non esiste una formula valida per tutti, devi trovare IL TUO MODO.
Cos’è che ti fa sentire bene?
Per qualcuno può essere prendersi mezza giornata per sé, regalarsi una coccola al centro benessere, brindare con gli amici, prenotare una cena nel proprio ristorante preferito con il partner o la famiglia, fare shopping, organizzare un “fuori programma” con i propri figli, fare una passeggiata all’aria aperta, regalarsi un viaggio o un’esperienza “estrema” (lancio con il paracadute, deltaplano, bungee jumping…) oppure per qualcuno potrebbe essere restare in casa in pigiama una domenica intera!
Non ci sono regole. Scegli le tue.
E tu? Qual è il risultato raggiunto di recente che non hai festeggiato?
Trova un modo per celebrarlo entro al massimo 2 giorni!
AD MAIORA!
Daniela Ferrante
Guarda il video con la presentazione della Roberto Re Leadership School Sicilia!
“Non sono abbastanza preparato… E se poi mi chiede l’unica cosa che non so? Forse è meglio che non vado!”
Questi sono solo esempi, ma quella vocina nella testa prima di sostenere l’esame a volte è terribile: vero o no? Sembra sia una professionista, forse ha preso una laurea in “come creare dubbio e incertezza”.
Ma la domanda è: come ci si prepara davvero a un esame? Basta solo lo studio? O c’è una componente emotiva che fa la differenza?
La risposta è banale: l’emozione a volte gioca brutti scherzi!
E allora come fare? Come si mantiene il sangue freddo davanti a un professore che a volte sembra annoiato, severo, scocciato e pronto a farti la “domanda giusta” per metterti in difficoltà?
Ti svelerò tre segreti per rimanere centrato e sereno durante l’esame.
1) PIANIFICAZIONE E OTTIMIZZAZIONE
Sembra banale ma organizzare il proprio tempo non è così semplice, molto spesso ci si ritrova a fare una super pianificazione con tanto di numero di pagine al giorno da leggere, esercizi da fare, ripassi etc.… Così minuziosa e precisa che non si capisce come mai non sia rispettata, o peggio ancora si va al recupero di giorno in giorno, ritrovandosi sotto stress e agitati perché l’esame si avvicina.
Infatti il problema non è la pianificazione ma gli imprevisti, la focalizzazione e l’aspettativa.
Domanda a bruciapelo: il numero delle pagine che giornalmente ti impegni a studiare è realistico? Cioè, riesci davvero a leggere quelle pagine in una giornata, comprenderle e farle tue? Se così non è, hai creato un’aspettativa troppo alta e poco realistica. Meglio riprogrammare il tuo obiettivo giornaliero in maniera più efficace.
Se invece l’impegno che ti sei preso è fattibile, allora stai attento a come disperdi il tempo, alle distrazioni e alle cose che non sono importanti in quel momento.
2) ORGANIZZA IL TUO SPEECH E USA LA TUA FISIOLOGIA
Ripetere ad alta voce è sicuramente un buon esercizio, farlo in maniera corretta è un’altra cosa. In comunicazione si dice che “Non è importante ciò che parte, ma è importante ciò che arriva”: cosa vuol dire? Che nella tua testa devi organizzare il “come” dirlo (immagina la forma di un panino) crea l’apertura (l’assunto = il pane sopra), segui con il corpo del discorso (la sostanza = la ciccia) e chiudi il discorso (conclusione = il pane sotto).
Inoltre utilizza il tuo corpo per parlare (come il mio corpo? Ma che dice questa!!!!). Non sgranare gli occhi e ascolta qui: non si parla solo con la voce. Il tuo tono, volume e modo di gesticolare influenzano inevitabilmente la tua performance. Quindi quando ripeti, fallo non solo a voce alta ma camminando, muovendo le mani, utilizzando pause e toni diversi. Insomma sprigiona la tua energia!
3) RICORDATI CHE IL PROFESSORE È UN ESSERE UMANO
Incredibile ma vero: anche lui/lei hanno un’anima, una famiglia, una storia e i propri problemi personali.
Sappi dunque che tutto quello che accadrà durante l’esame non è personale (il professore non ce l’ha con te) ma tua è la responsabilità del risultato da portare a casa.
Per poterti aiutare voglio consigliarti un metodo semplice che in PNL (programmazione neuro linguistica) si chiama “Scramble” (strapazza).
Per essere maggiormente efficace, lo scamble deve essere divertente. Si tratta infatti di strapazzare le tue immagini mentali e renderle ridicole per allontanare la sensazione di fastidio che provi riguardo a qualcosa o a qualcuno.
Se il professore ti incute ansia, terrore, paura (o comunque ti agita emotivamente), allora strapazza le tue immagini mentali, visualizzalo con una gallina in testa, mentre mangia il gelato, seduto sul gabinetto con due lampadine rosse accese nelle orecchie.
Che paura può fare una persona così? Direi nessuna: può sembrare una stupidaggine, ma aver tolto potere emozionale al professore, averlo reso “ridicolo”, ti permette di spostare il tuo focus dalla paura della prestazione al concentrarti sul come esporre al meglio il tuo sapere.
Questi punti sono essenziali per il tuo risultato, non solo per la carriera universitaria. Perché gli “esami della vita” non finiscono mai. E tu nel dubbio arrivaci preparato. STUDIA!
Cristina Leone
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Siamo sempre più categorizzati tra coloro che realizzano i propri sogni e coloro invece che non ce la fanno.
I più a dire il vero si rassegnano a far parte della seconda categoria, suddivisa a sua volta tra quelli che neanche ci provano (e questi li lasciamo stare), quelli che dopo un po’ rinunciano (e anche qui troppa fatica…) e quelli che continuano ad arrancare, provare e riprovare, sbatterci la testa più e più volte senza arrivare mai alla agognata meta.
Allora, lasciamo i vincitori lì sul podio per un attimo e occupiamoci di quest’ultimo ramo della seconda categoria. Le prime due infatti si classificano da sole, la terza invece no.
Qui c’è gente che fa, che ha fame, che ha sogni. Finché ci sono i sogni, si è vivi e per questo si può accedere ancora a tutto il potenziale. Dove sta allora il problema?
Quest’anno nel fare il mio resoconto, come al solito ho fatto una bella lista di sogni e obiettivi realizzati e un’altra con quelli in cui non sono riuscita. A differenza degli anni precedenti, mi sono fatta una semplice domanda: “Rachele, ma tu sei qualificata per realizzare questo sogno?”
Attenzione: non parlo di potenziale perché quello ce l’abbiamo tutti. Parlo di potenziale potenziato, allenato, e consolidato come attitudine. Durante l’analisi, con mio grande piacere, ho constatato che molti punti li ho spuntati; altri (pochi per la verità) sono rimasti fuori. Ma proprio per quei pochi, ho dovuto rispondere alla mia chiara, semplice e inquisitoria domanda con un secco NO..!!
Caspita!
Attenzione, non ho scoperto l’acqua calda, solo mi sono fatta una domanda diversa dalle solite: “Cosa ho imparato? Cosa posso fare?”
Utilissime sempre, ma questa per me è stata più chirurgica, non so se mi spiego… Sappiamo bene che le domande che ci facciamo qualificano la qualità della nostra vita, giusto? Evidentemente questa mi ha fatto fare un salto di paradigma.
Una lezione importante da imparare è quella di FERMARSI! Se per troppo tempo non ottieni ciò che vuoi – nonostante continui ad agire, cambiare strategia, ripianificare, acquisire nuove competenze – allora ti DEVI FERMARE!!!
Quando sei in movimento, sei letteralmente all’interno del processo e questo non ti dà oggettività, non ti dà lucidità. Se vuoi capire meglio e trovare soluzioni efficienti, devi uscire dal processo, distaccarti, guardare le cose dall’esterno, devi scendere dalla macchina, analizzare a ruote ferme.
Da questa prospettiva puoi vedere tutta la macchina nei suoi componenti e da tutte le angolazioni, non solo dal posto del guidatore. Chiaro?
Questo ti permette di individuare prima l’avaria, di capire come intervenire, di farlo e ripartire più veloce di prima. Spesso accade che l’avaria che mi impedisce di realizzare il mio sogno si trovi da tutt’altra parte rispetto a quello che immaginavo: magari sta nel dedicare maggior tempo ai miei figli o alla mia famiglia, nel prendermi maggior cura di me, nel dedicare un po’ di tempo ai miei hobbies, ai miei amici, non solo nell’acquisire maggiori competenze tecniche, professionali, ecc…
In tanti non vogliono scendere da questa benedetta macchina, non vogliono proprio! Inutile dir loro che è urgente farlo: non vogliono sentire ragioni, non possono permetterselo (dicono!), non hanno tempo… Per cosa? Per realizzare con certezza i propri sogni? Mah….
A volte siamo proprio curiosi. Ti sto dicendo che se ti fermi trovi problema e soluzione, e tu mi dici che non hai tempo! NO COMMENT!
Queste persone sono destinate a rimanere nella seconda categoria purtroppo, ma per una loro scelta, questa è la cosa più triste. I vincitori che stanno sul podio ci sono arrivati perché si sono qualificati per realizzare i loro propositi. Come? Facendo quello che ho appena esposto, ovvero ciò che coloro che non stanno sul podio si rifiutano di fare. Curioso vero?
Il più delle volte le persone che ce la fanno continuano a fare quelle cose che quelli che non ce la fanno non sono disposti a fare. E a tutto mi riferisco tranne che a semplici azioni. Il discorso infatti è molto più ampio, riguarda in primis l’amor proprio e il seguire il proprio talento, l’incatenarsi a questo! Perché quando sei “incatenato” a ciò che ti guida, nulla ti devia, nulla ti può distaccare. La soluzione la trovi e, soprattutto, le chiacchiere stanno a zero!
Tu a quale categoria appartieni? E non mi dire “a volte a una e a volte a un’altra”… Perché stare sul podio è un’attitudine!
Rachele Di Bona
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Non ricordo esattamente la fonte e neanche molto bene in che occasione ho sentito questa frase: “Come fai una cosa, le fai tutte!”.
Wow che affermazione !! Sicuramente parole su cui fermarsi a riflettere.
Vorrà mica dire che, se non sono costante nel gestire la mia forma fisica, sarò incostante anche nel gestire le mie relazioni? O che se sono superficiale nel pianificare le scadenze nel lavoro, lo sarò allo stesso modo nelle mie scadenze personali?
Aiutooooo, se così fosse sono spacciata, mi sono detta tanto tempo fa…
In effetti erano molte le attività che gestivo in maniera sbagliata: probabilmente in diverse di queste applicavo la stessa identica strategia. “Beh, poco male” mi sono detta. Cominciamo da una cosa e poi vediamo come va con le altre.
Iniziare dal lavoro è stato più facile. All’epoca davo il via a mille cose ma non ne portavo a termine una. Mi lasciavo distrarre da nuove attività o da chiunque mi chiedesse aiuto. Mi lamentavo, mi concentravo sugli errori e creavo inutili discussioni, per non parlare delle eccessive polemiche che non portavano mai nulla di buono.
Di fatto, arrivavo a fine giornata con uno stato di frustrazione addosso, senza aver ottenuto risultati reali: puoi immaginare quanto fossi demoralizzata…
Quando ho sentito quella frase, ho deciso allora di interrompere lo schema: qualcosa sarebbe dovuto cambiare!
COME?
INIZIA E FINISCI e VIVI QUI&ORA
Queste sarebbero state le mie nuove linee guida, il mio nuovo mantra, il mio unico focus e codice di condotta. Imparare a rimanere concentrata su ciò che avevo cominciato e sul risultato che volevo portare a casa. Cercando di fare il tutto con serenità.
Ovviamente facile da dirsi, ma difficile da mettere in pratica. Non mi ero infatti resa conto che esistevano ben altri motivi a impedirmi di portare avanti ciò che avevo iniziato. Non riuscivo ad agire senza stress.
Quali erano i motivi? La paura del risultato. Di non essere all’altezza.
Continue domande del tipo: “E se sbaglierò la scelta del cliente? La strategia? I partner con cui svolgere il progetto?”
Ero piena di dubbi e di paura del fallimento. Soprattutto mi rendevo conto che non ero mai nel presente: ero sempre proiettata al domani.
Questi erano i reali motivi che mi facevano iniziare le cose, portandole avanti con estrema difficoltà e molta fatica.
In pochissimo tempo mi sono accorta che il dialogo interno era un DISASTRO. E la stessa strategia la usavo nella mia vita privata! Non mi concentravo nel “qui e ora”, ma mi proiettavo nel futuro.
L’apice dello stress si è amplificato con la nascita del primo figlio, perché la strategia era veramente la stessa. “E se sbaglio? Se non riesco a mantenere la promessa che gli ho fatto? Cosa penserà di me?”
Interrompere lo schema non è stato facile, soprattutto non immediato. Chiedendo aiuto e imparando nuovi strumenti, alla fine è stato però molto meno doloroso di ciò che pensavo.
La cosa straordinaria è che questo CAMBIAMENTO è diventato permanente..!! Ho imparato infatti a interrompere i vecchi schemi di pensiero e la sequenza di comportamento in ogni ambito della mia vita.
Diciamo forse che è proprio vero: “Come facciamo una cosa, le facciamo tutte”.
Prenditi anche tu del tempo necessario e chiediti quale sia lo schema che desideri interrompere. Sarà di certo una strategia non più produttiva per il tuo benessere!
Ricordati però che non basta individuarlo: solo se farai una serie di azioni concrete, allora le cose cambieranno nella direzione che vuoi.
Francesca Romano
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Nell’attuale mondo del lavoro sentirsi una squadra ormai ha un’importanza strategica. Il gruppo, infatti, condivide uno scopo, ha un obiettivo comune, lavora in collaborazione e condivide i risultati ottenuti. Il vero successo deriva dalla somma dei singoli talenti, dalla capacità dei membri di sostenersi l’un l’altro nel superare i momenti difficili, motivandosi e scambiandosi idee produttive. È ben spiegato in teoria, e potrebbe anche sembrare facile… Ma in pratica?
Un insieme d’individui non diventa una squadra solo perché gli è stato appioppato l’appellativo di “squadra”… Serve molto di più! Ti è mai capitato di sentirti parte di “qualcosa”?
Come saprai servono diversi fattori per far sì che questo avvenga: serve complicità, condivisione, scambio, confronto, ascolto, apertura, divertimento e forse molto altro ancora. Ma una delle più grandi difficoltà quando si è parte di un team risiede nell’aiutare e nel farsi aiutare…
Molto spesso preferiamo risolvere i nostri problemi da soli, senza dover ricorrere all’aiuto degli altri. Chiedere aiuto non è sempre facile, può farci sentire a disagio e in qualche misura “deboli”. Ma nessuno di noi è tanto forte quanto noi tutti messi insieme..!!
Il famoso detto “L’unione fa la forza” racchiude una grande verità. Pensa a ciò che accade in Chimica, dove la reazione di due o più agenti che lavorano insieme produce un risultato non ottenibile singolarmente! Te lo ripeto: la reazione di due o più agenti che lavorano insieme produce un risultato non ottenibile singolarmente!
Questo dovrebbe esserci d’insegnamento, da soli possiamo fare qualcosa ma insieme possiamo fare molto di più. Forse non lo sai ma l’aiuto ha un vero e proprio potere! Se in questo momento della tua vita vuoi ottenere più risultati, più successo o semplicemente più benessere – e ancora non lo hai ottenuto – evidentemente un motivo c’è: non hai il “potere dell’aiuto”!
Se chiedere aiuto ti mette a disagio, sappi che il vero debole è colui che pensa di poter fare tutto da solo e non aver bisogno degli altri. Ti chiedo per un attimo di riflettere su ciò che stai offrendo e chiedendo al mondo intorno a te. Se dare agli altri è più importante che dare a te stesso, allora forse è arrivato il momento di metterti al primo posto. Ricordati che “Qualcuno” diceva ama il prossimo tuo come te stesso e non ama il prossimo tuo e punto!
Se gli altri ti danno attenzioni, amore, affetto e aiuto più di quanto tu non stia facendo con loro, questo alla lunga potrebbe inaridirti. La gratitudine è sempre una buona cosa. Ma se hai compreso che la vera ricchezza dell’essere umano è quella di aiutare e farsi aiutare, di stringere relazioni e di creare sinergie, allora continua a farlo. Il più grande spreco nel mondo è la differenza tra ciò che siamo e ciò che potremmo diventare grazie alla collaborazione di tutti.
Il motivo per cui faccio il mio lavoro è perché credo che lavorare su noi stessi ci renda persone migliori e il mondo ha davvero bisogno di persone migliori… Persone felici, in grado di aiutarsi reciprocamente e di prendersi cura di noi, degli altri e di questo mondo un po’ scassato!
Cristina Leone
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Profeti, esperti, tuttologi, critici. Hai notato che il mondo sta prendendo sempre più questa direzione? Tutti giudici di talent, tutti esperti, tutti formatori e dispensatori di consigli… Ma se il numero di questi “saggi” supera quello di coloro che agiscono, creano, realizzano, la storia come va a finire?
La caratteristica che contraddistingue le molte persone di successo che ho conosciuto in questi anni è fondamentalmente una: sono persone che fanno! Agiscono per se stessi, per motivazioni interne, non per ottenere il riconoscimento di qualcuno dall’esterno.
Questi individui hanno ben chiari gli obiettivi da raggiungere, le persone che vogliono essere, gli standard di qualità da dare alla propria esistenza. La chiarezza puoi averla maturata perché qualcuno ti ha guidato da piccolo, o perché hai seguito modelli positivi durante la crescita, o perché sei diventato consapevole che se non avessi preso delle decisioni, il mondo esterno avrebbe deciso per te. Ora il punto è che fino a quando non ne sei cosciente, la responsabilità di fatto non è tua… Ma dal momento in cui ne diventi cosciente, è esclusivamente colpa tua!
Cosa fare allora dopo esserci accorti che la nostra vita ci appartiene in minima parte per ciò che riguarda modi e risultati? Proviamo a cambiare le cose ma… lo facciamo partendo dagli altri, invece che da noi stessi! Il mondo esterno diventa l’unico riferimento, il modello di confronto: e questo ci fa perdere il focus con noi stessi.
Quando ci sentiamo superiori ai nostri simili, ci autoglorifichiamo; se invece sentiamo di essere inferiori, sarà tutta una rincorsa a stare sempre peggio. Se guardandomi intorno penserò che tutti valgono più di me, influenzerò la mia identità verso il basso. Dirò frasi del tipo: “La fortuna gira solo per gli altri”, “Mi accontento di volare basso”, “Tanto io sono cosi, che ci posso fare?”. Quando invece considero le persone che mi circondano ”peggiori” di me, inconcludenti e lamentose, allora inizierò a credere di essere un gran figo, uno che poi non se la passa male, che in fondo ce l’ha fatta e in qualche modo ne uscirà sempre.
Il punto è che tutto questo è inutile. Niente e nessuno ha davvero il potere di farci stare male o bene, di farci sentire giusti o sbagliati. Inconsapevolmente proiettiamo sugli altri le nostre paure, difficoltà, aspettative, ma poi i conti li facciamo sempre e solo con noi. E con “i nostri standard”.
Facciamo un esempio di rapporto con il guadagno. Una persona che crede di poter guadagnare 1.000 euro al mese, agirà, vivrà e si impegnerà per avere quel certo standard di vita. Arrivato a quello, si sentirà padrone del mondo e vivrà soddisfatto. Una persona invece che ha in testa uno standard di guadagno da 10.000 euro al mese, anche portandone a casa 9.000 (che è quasi la stessa cosa) non si sentirà completo e soddisfatto. Sembrerà sempre un leone in gabbia fino a quando non avrà raggiunto quel traguardo.
Se nella nostra vita, non alziamo anche un po’ per volta il livello dei nostri standard, probabilmente aumenteremo il senso di frustrazione. Uno standard di mille euro mensili andava bene a inizio anni Duemila, ai tempi della conversione lira/euro. Con quella somma purtroppo oggi una famiglia con due bambini non arriva a fine mese…
Per evitare dunque di rimanere in zona “sopravvivenza”, ecco qualche consiglio pratico. Io stesso ho dovuto fare grandi sforzi per cambiare i miei standard. Sono convinto che tutti possono farlo, anche se in tempi diversi.
Definisci adesso qual è il tuo standard economico, sociale, relazionale, lavorativo.
Rispondi alla domanda: qual è la prossima soglia a cui posso sentirmi soddisfatto (ovviamente rispondi sinceramente e senza raccontartela, né tanto meno dare un giudizio in merito) nelle aree più importanti della mia vita?
Cosa puoi fare da subito per alzare del 5-10% il tuo standard nei prossimi 30 giorni?
(Non spararla grossa: se sei abituato da anni a guadagnare 1.000 euro al mese, dire che entro 30 giorni ne guadagnerai 8.000, farà sì che la tua mente non prenderà l’obiettivo sul serio). Il cervello razionale e quello emotivo hanno bisogno di un po’ di tempo per abituarsi a un nuovo standard: quindi punta ai 1.100-1.200 € e mantieni questo per i prossimi 3 mesi. Una volta consolidato, potrai ambire a salire di nuovo un po’. Non esagerare: altrimenti sarà il cervello a creare un sabotaggio!
Rapportati con persone che rappresentano con fatti reali lo standard a cui tu ambisci.
Come dicevamo il mondo è pieno di chiacchieroni… Condividi dunque il tuo tempo con individui che siano per te di ispirazione grazie a fatti concreti: questo ti indicherà la giusta strada. Meglio essere il numero 3 in un gruppo di vincenti che essere il primo degli… sfigati.
AGISCI..!!
Aspettare di avere le condizioni per poi metterti all’opera, è il più basso degli standard… Nessuno nasce con le abilità innestate nel cervello: le capacità si acquisiscono imparando, facendo qualcosa, sbagliandola e rifacendola in continuazione, con modi e strategie diverse. Insistendo, la soluzione arriva: commettendo molti errori, alla fine potrai solo riuscire!
Ti auguro di costruire la tua vita, sentendoti felice e realizzando gli standard che desideri. A patto però che tu lo voglia veramente!
Massimiliano Litto
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Solo dieci anni fa ero convinta che per cambiare completamente la mia vita sarebbero dovuti succedere due avvenimenti:
1. Avrei dovuto trovare il coraggio di prendere una decisione rivoluzionaria, come ad esempio trasferirmi all’estero.
2. Sarebbe dovuto avvenire un evento straordinario, come trovare il lavoro dei miei sogni, vincere un milione di euro alla lotteria o sposarmi con un miliardario, che più o meno è la stessa cosa.
Oggi la mia vita è completamente cambiata eppure, se mi guardo indietro, mi accorgo che nessuno di questi avvenimenti è accaduto. È vero, ho trovato il lavoro dei miei sogni, ma non è stato affatto frutto di un evento straordinario, ma di una serie di piccoli cambiamenti che mi hanno portato al raggiungimento del mio obiettivo.
Questi piccoli cambiamenti non sono altro che una serie di abitudini negative che ho deciso di eliminare dalla mia vita e di abitudini positive che vi ho fatto entrare. Niente di straordinario o di difficile, nessuna impresa titanica, semplicemente dei piccoli cambiamenti quotidiani che mi hanno portata a essere ciò che sono oggi.
Ricordati che, a meno che tu non sia in una situazione disperata, per cambiare vita è sufficiente che tu cambi qualcuna delle tue abitudini. Sono piccoli gesti che ti costringeranno a pensare in maniera diversa, ad agire in maniera diversa e quindi a ottenere risultati diversi.
In questo articolo ti descriverò le 7 semplici abitudini che ho fatto mie in questi ultimi anni e che col tempo hanno influenzato in positivo il mio modo di vivere e i miei risultati sia personali che professionali.
1. Smettere di fumare.
Lo ammetto, per me non è stato poi così difficile, non sono mai stata una grandissima fumatrice, ciò nonostante una sigarettina dopo mangiato o per accompagnare un bicchiere di vino quando ero fuori con gli amici non me la facevo mancare. Devo dire comunque che i benefici sono stati immediati. Ciò di cui mi ricorderò sempre è la sensazione di assaporare il vero gusto di ciò che mangiavo e di sentire finalmente i profumi in tutta la loro pienezza: indimenticabile.
2. Alzarmi presto la mattina.
Questa è stata un’abitudine molto più difficile da formare ma è forse quella che farei più fatica ora ad abbandonare. All’inizio ho fatto un periodo a puntare la sveglia sempre alle 6:30, oggi sono più elastica, comunque il mio orologio biologico non mi permette di stare a letto dopo le otto. Alzarsi presto la mattina vuol dire riuscire a pianificare meglio le cose da fare e sfruttare in pieno il momento della giornata in cui il nostro cervello è più attivo. Se poi a questo si riesce ad aggiungere anche la prossima abitudine il gioco è davvero completo.
3. Fare sport.
È scientificamente provato che la mattina il metabolismo lavora di più e fare sport durante le prime ore della giornata mantiene il corpo ossigenato fino a sera. Io avevo preso l’abitudine di uscire appena sveglia a fare una corsa in primavera e in estate e di andare in palestra in inverno (fortunatamente ho una palestra vicino casa che apre alle 7). Oggi forse sono meno costante, anche per via degli impegni, lo sport comunque continua a essere una delle cose che non può mancare nella mia vita. Correre mi da un senso di benessere eccezionale, non so per quale motivo ma mi aiuta a pensare e a concentrarmi, senza contare il fatto che la sera appena tocco il letto mi addormento come un sasso. Non devi necessariamente iniziare subito con l’uscire a correre la mattina se questo è proprio lontano dalle tue corde. Parti con qualcosa di più soft, come per esempio fare una passeggiata o usare la bicicletta invece dei mezzi pubblici o della macchina per andare al lavoro. La cosa importante è che in un modo o nell’altro tu sconfigga la sedentarietà: guadagnerai in energia e voglia di fare.
4. Smettere di guardare il telegiornale.
Ho eliminato l’abitudine di guardare il telegiornale qualche anno fa, risultato? Il mio umore ha subito un miglioramento vertiginoso. Continuare ad ascoltare dei tizi che ti raccontano di omicidi, guerre e crisi (ti faccio notare che il 99% dei telegiornali è composto da cattive notizie) oltre che deleterio per il tuo buonumore, è assolutamente inutile. Sapere che un uomo è stato assassinato crudelmente purtroppo non ti aiuterà certo a riportarlo in vita, ma in compenso aumenterà il tuo senso di insicurezza (infondato) e di tristezza. Ti invito a fare una prova: evita di guardare il telegiornale per 30 giorni, alla fine di questo periodo mi dirai come ti senti e poi deciderai se riprendere a sorbirti ogni sera quelle cattive notizie. Non ti preoccupare che non rimarrai escluso dal mondo. Le news di valore arriveranno comunque alle tue orecchie, tramite amici, mentre navighi in internet, se ascolti la radio. Semplicemente deciderai tu quali e come approfondire, e ne avrai un maggiore controllo.
5. Dedicare almeno un’ora della mia giornata a qualcosa che amo fare.
Sono fortunata, ho un lavoro che amo, non una cosa da poco al giorno d’oggi. Questo non vuol dire però che mi piace tutto della mia professione. Sicuramente uno degli aspetti negativi del mio lavoro è la carica di stress a cui sono quasi costantemente sottoposta. Per questo da qualche tempo a questa parte mi sono costretta a ritagliare un po’ di tempo della mia giornata per qualcosa che mi ha sempre attirato ma che non sempre sono riuscita a fare: la meditazione. Niente come questo mi fa trovare la calma e il mio benessere spirituale. Cerca anche tu di dedicare almeno un’ora della tua giornata a una tua passione o a un tuo hobby. Ti servirà a staccare la mente e a ricaricarti di energie, per ripartire più carico di prima.
6. Leggere tutti i giorni.
È inutile che stia a elencarti i benefici della lettura, ormai sono noti a tutti. Leggere vuol dire crescere, ampliare le proprie conoscenze, allargare la mente. Leggendo oggi almeno una mezz’oretta al giorno eviterai un sacco di frustrazioni domani. “Sì ma, Manu! Prima un’oretta di sport, poi un’oretta per il tuo hobby, adesso anche mezz’ora di lettura, ma quanto durano le tue giornate?!” È vero, così la giornata può sembrare un po’ piena, ma ti ricordo che ho anticipato di almeno due ore la sveglia, ho eliminato il telegiornale e se proprio vogliamo essere precisi ho salvato anche i minuti per le sigarette. Ti assicuro che all’inizio può sembrare difficile: una volta però che ognuna di queste attività sarà diventata un’abitudine, farai fatica ad abbandonarla. E poi per leggere puoi sempre sfruttare i tempi morti: il tragitto in treno per andare al lavoro, le attese dal medico, in posta, a letto prima di addormentarti (quando non hai di meglio da fare).
7. Parlare con persone che non conosci.
Non potrai mai capire l’importanza di un bel sorriso e di una buona parola finché non ti sarai abituato a regalarle anche agli sconosciuti. Quando incontri qualcuno che non conosci, se la situazione lo permette, prova a scambiare quattro chiacchiere. Non limitarti al semplice saluto (anche se capisco che già solo questo per molti può essere un passo avanti): interessati veramente alla persona che hai davanti e fai domande, cerca di aprire un dialogo. Scoprirai quale incredibile persona hai appena incontrato e quanto può darti. Parlare con gli sconosciuti rende felice, non sono io a dirlo ma una ricerca dell’Università di Chicago. Quindi la prossima volta che sei in treno, lascia in tasca il cellulare e prova a socializzare con la persona che sta viaggiando con te.
Quelle che hai appena letto sono alcune delle piccole abitudini che ho fatto mie nel corso degli anni. A queste ne sono seguite altre anche più importanti: ti assicuro che se non fossi partita prima con qualcosa di più semplice, non avrei mai compiuto i passi più coraggiosi.
Cambiare questi miei piccoli atteggiamenti mi ha motivato e ha aumentato la mia autostima. Ogni volta che riuscivo a cambiare un’abitudine, cresceva in me la convinzione che sarei stata in grado di fare qualunque cosa.
Non sottovalutare quindi l’importanza dei piccoli cambiamenti, essi sono la forza-motore che ti porterà al miglioramento della tua vita. Ricorda che ogni grande risultato è costruito su una serie di piccole e continue abitudini, ripetute costantemente nel tempo.
Sei d’accordo con me? Hai mai cambiato o adottato una piccola abitudine che ha poi influenzato in positivo la tua vita e ti ha permesso col tempo di raggiungere grandi risultati? Condividi la tua opinione o la tua esperienza nei commenti qui sotto.
Manuela Campanozzi
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Diciamoci la verità: a tutti piace piacere. Sento spesso le persone descrivere se stesse con frasi del tipo “sono troppo buono”, “faccio così perché ho un grande cuore”, “non so dire di no”, “sono fondamentalmente una persona sensibile, mi dispiace e quindi faccio questo o quello” e ancora “evito i conflitti perché amo il quieto vivere”.
E tu come la pensi? Ti riconosci in queste frasi o ci hai rivisto qualcuno che conosci? Ti svelo una cosa: NON È VERO NULLA!
O meglio, non sto dicendo che tu o la persona alla quale hai pensato non siate buoni, sensibili ecc. Ma la verità, la Vera verità è un’altra: abbiamo bisogno di piacere, di essere Accettai/Amati. È normalissimo, fa parte del gioco. Siamo nati per vivere in gruppo non in solitaria. L’essere umano nasce in “branco” come molte altre specie animali, ha la necessità di fare squadra, di collaborare e cooperare: per questo ha la necessità di creare buone relazioni. L’animale escluso dal branco, va incontro a morte certa.
Per cui, relazionarsi con gli altri, non è una moda dell’ultimo millennio, della persona evoluta, ma una necessità della specie. Ha a che fare, in origine, con la sopravvivenza. Essere accettati è ancestralmente collegato a vivere o morire.
Accettazione = Vita
A questo, si aggiunge il Bisogno di Amore, altrimenti detto: Connection. Chi ha frequentato il nostro Emotional Fitness sa bene di cosa parlo e conosce bene anche gli altri 5 bisogni primari che ogni essere umano ha. L’Amore è uno di questi. Per amore, non si intende solo quello tra genitore-figlio o tra una coppia. Parliamo di un legame che appaga e ci fa sentire appunto “connessi” con le altre persone.
È un bisogno che TUTTI abbiamo. Posto quindi che tutti abbiamo bisogno di amore (dare e ricevere), che tutti abbiamo la necessità di creare buone relazioni ecc, qual è quindi il problema? Dov’è l’inghippo?
Il problema nasce quando questo bisogno, diventa “ossessivo” o quando più semplicemente, viene soddisfatto nel modo sbagliato. Un esempio? “Voglio essere amato, accettato, ben voluto. Dunque, pur di non creare uno scontro, evito di affrontare un problema, di dire la mia, di far valere i miei diritti, perché TEMO che questo possa generare distacco, allontanamento”. Temo di non essere amato.
Così passiamo dall’essere disponibili, all’essere a disposizione. Dal prenderci cura degli altri, al pensare più agli altri che a noi stessi. Ma non per bontà. Quello è quanto ci raccontiamo. La verità, quella che prima ho chiamato “Vera verità”, è che abbiamo PAURA di non piacere e quindi di non essere amati, accettati.
Uso il termine “vera verità” perché è quella più profonda. Quella che spesso nascondiamo a noi stessi. Pensaci: è molto più semplice e bello raccontarmi che il problema è la mia troppa bontà, anziché ammettere a me stesso che ho paura. Perché questa è l’era del coraggio. Dove le paure non sono ammesse e tutti siamo o dobbiamo essere dei super eroi. Giusto? Sbagliato!
Il coraggio più grande è accettare le paure, per poi affrontarle. Quindi non sappiamo dire di no perché temiamo in cuor nostro che questo possa non farci apparire “buoni” agli occhi degli altri. Non affrontiamo delle discordie non perché siamo pacifici, ma perché temiamo di non saperle gestire e quindi di perdere quella connessione. E così tutto il resto. Ora i punti sono 2.
Non è proprio possibile. Il motivo è tecnico e te lo spiegherò, tra pochissimo, ma prima leggi questa storia Iraniana intitolata “Il Vecchio e il Bambino”:
“Nella favolosa città di Teheran si sta svolgendo un censimento sulla popolazione e tutti i cittadini vi si devono recare per certificare la loro esistenza. Un vecchio con il nipotino, abitanti sulle montagne, in un villaggio molto lontano dalla capitale, si preparano per fare questo lungo viaggio. A disposizione hanno un solo asinello.
Pian piano si incamminano, per potersi presentare ai funzionari addetti al censimento. Mentre il bambino è seduto sul dorso dell’asino e il vecchio gli cammina accanto, incontrano un gruppo di persone e dopo averle superate, quando queste si allontanano, il vecchio percepisce i loro commenti: “Guarda come è maleducato quel bambino: lui sta sull’asino, mentre il vecchio che ha le gambe stanche, cammina a piedi…”. Il vecchio non dice nulla, fa scendere il bambino e sale sull’asino.
Incontrano un altro gruppo di persone e dopo averle superate, di nuovo sente dei commenti: “Guarda quel secchione, che egoista, con un bambino così piccolo, con le gambe così corte, lui sta sull’asino e il povero bimbo, deve corrergli appresso….” Il vecchio, non commenta, ma prende il bambino, facendolo sedere sul dorso dell’asino vicino a sé.
Incontrano un altro gruppo di persone e dopo averle superare, sente nuovamente dei commenti: “Hai visto quei due lì? Con un asinello così piccolo, gli stanno sopra entrambi, finiranno per sfiancarlo…”. Il vecchio, ancora una volta non dice nulla, ma prende il bambino per mano, scendendo dall’asino e insieme si incamminano a piedi.
Dopo qualche chilometro incontrano ancora delle persone che li salutano, ma mentre si allontanano queste commentano ridacchiando: “Avete visto quei due lì? Devono essere proprio stupidi! Hanno un asino a disposizione e vanno a piedi…”
Capito il messaggio? Qualunque cosa farai, qualunque accortezza avrai, troverai SEMPRE qualcuno che avrebbe fatto in maniera diversa e che, probabilmente, è pronto a darti lezioni di vita e al quale, il tuo modo non piace!
Ora eccoti anche il motivo tecnico:
Il Modello del mondo è il nostro modo di filtrare la realtà che ci circonda (è un argomento ampio, mi limiterò a farne una sintesi veloce, perché tu possa capire cosa intendo). Ognuno di noi ha le sue regole, i suoi valori, il suo modo di valutare ciò che ritiene giusto e ciò che reputa sbagliato. Secondo cosa? Secondo appunto, il nostro modello del mondo, che è frutto soprattutto di educazione ed esperienze. Pertanto ognuno ha il suo.
Non si può piacere a tutti perché ognuno di noi ha il suo Modello, i valori in cui credere, cos’ è giusto e cos’è sbagliato, cosa va fatto e cosa no. Un po’ come nella storiella Iraniana: qualunque cosa farai o non farai potresti non piacere, fattene una ragione.
Ciò non significa “allora faccio un po’ come mi pare, tanto potrei non piacere comunque”, perché ti ricordo che tra il bianco e il nero, ci sono infinite sfumature di colori. Pertanto, la cosa che più conta è non agire in funzione del bisogno assoluto di piacere, essere accettati!
In chiusura, ritengo utile segnalarti una piccola “dritta” a riguardo. Inizia accettando ogni parte di te. Anche quella che non è esattamente come vorresti. Inizia smettendo di giudicarti per ogni cosa che non è fatta alla perfezione e liberati da quei comportamenti che – solo perché vuoi sentirti accettato – finiscono per diventare improduttivi per te! Gli altri, è la mia personale esperienza di coach, ti accetteranno molto di più se non agirai in funzione di questo.
Gabriella Rania
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