Nei momenti in cui la vita ci mette di fronte a prove estreme o a sfide impegnative, riusciamo a capire quali siano effettivamente i nostri limiti.
In occasione del Boot Camp – HRD Platinum Program, ho vissuto ancora una volta l’emozione incredibile di lanciarmi da 4.000 metri in caduta libera sul panorama più incredibile del mondo..!!
Dopo aver vissuto alcuni giorni nel deserto – estraniandosi dal mondo per meditare e riprendere contatto con la propria storia personale – volare sopra Dubai è stata un’emozione unica, che tutti i partecipanti del Boot Camp – HRD Platinum Program ricorderanno per tutta la vita!
Ecco per voi il video dell’incredibile esperienza: dalla preparazione, al volo in aereo, fino al lancio sullo Skyline di Dubai.
Adrenalina PURA!
https://www.facebook.com/RobertoRePage/videos/2150798975229667/
Antenna Blu è una storica emittente televisiva ligure che ospita personaggi che hanno dato lustro alla città di Genova. In occasione di una serata al Rotary Club di Genova San Giorgio, l’ospite d’onore era Roberto Re, che in un’intervista con il celebre giornalista sportivo Beppe Nuti ha parlato di mente, di sport e della sua… sampdorianità..!!
A poche ore dalla gara di ritorno degli ottavi di finale tra Juventus e Atletico Madrid, vi riproponiamo un articolo scritto da Roberto Re ad agosto del 2018. Nel quale analizza, dal punto di vista del mental coaching, il fenomeno CR7.
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Mentre la Serie A si avvia a riconquistare la sua leadership di “campionato più seguito al mondo”, analizziamo l’impatto mentale del primo mese di Cristiano Ronaldo nel calcio italiano. Più ancora, facciamo insieme un breve viaggio dietro le quinte della sua mente, attraverso i vari livelli di pensiero, così come concepiti e teorizzati da Robert Dilts, padre della Programmazione Neuro Linguistica.
Nell’identità attuale di CR7 – costruita pezzo dopo pezzo nel corso della sua carriera in Inghilterra e in Spagna – c’è un misto di talento eccezionale e dedizione al lavoro che lo rendono un protagonista assoluto. E contemporaneamente, un esempio per compagni di squadra, avversari e giovani calciatori in cerca di un modello vincente. Nella prima gara contro il Chievo, tutta la squadra bianconera non ha mollato fino all’ultimo secondo (la vittoria è arrivata solo a un minuto dalla fine), seguendo in qualche modo la scia vincente generata dalla mentalità del campione portoghese.
Prima di risalire verso i contorni della sua identità mentale (cosa pensa di essere, come si percepisce) dobbiamo necessariamente iniziare dal gradino più basso: l’Ambiente con la A maiuscola e l’influenza che ha avuto su di lui durante i primi anni di vita. Il contesto in cui è cresciuto, come uomo e come calciatore, lo hanno di certo spinto verso una riscossa sociale. Dall’autobiografia scritta da Dolores Aveiro, madre di Cristiano, emerge un terreno d’infanzia estremamente povero. La donna racconta di aver addirittura pensato di abortire aspettando il quarto figlio, un’altra bocca da sfamare… Per fortuna poi Cristiano è nato ed è diventato chi sappiamo!
Una famiglia numerosa, dunque, che lo ha protetto e coccolato fino all’età di dodici anni, quando il ragazzo decide di andarsene di casa per trasferirsi a Lisbona e giocare nelle giovanili dello Sporting. Nel corso degli anni, per ricreare quel contesto che risolve i suoi bisogni di sicurezza, CR7 ha ridisegnato intorno a sé una famiglia altrettanto numerosa. Nel 2010 annuncia la nascita del suo primogenito, decidendo di non rivelare il nome della madre e di assumere la custodia esclusiva del bambino. Nel giugno 2017 diventa padre di due gemelli, un maschio e una femmina, nati da madre surrogata, mentre il 12 novembre 2017 nasce l’ultima figlia, Alana Martina, avuta da Georgina Rodriguez, sua compagna dal 2016.
Quando si parla di Ambiente e Identità, anche il battesimo ha una sua importanza. Il nome Cristiano è dovuto alla fede cristiana della madre, mentre il secondo nome, Ronaldo, fu scelto in onore di Ronald Reagan, attore preferito del padre (José Dinis Aveiro, morto nel 2005 in seguito a problemi di alcolismo) e presidente degli Stati Uniti a quell’epoca.
Sempre per tornare a Dilts, nel consolidare la propria identità si attraversa un processo – spesso inconsapevole – dove si risponde ad alcune domande. Nel passaggio da adolescente a uomo, Cristiano ha dovuto chiedersi “Chi sono adesso? Cosa mi piace di ciò che sono adesso? E cosa invece non mi piace di ciò che sono?”. Per poi passare al successivo “Chi non voglio diventare? Chi voglio invece diventare?”.
Visto il terreno di partenza (povertà, visione ristretta, alcolismo del padre) è probabile che il ragazzo, per rinforzare una propria identità, abbia scelto di lavorare mentalmente (e non solo) su alcuni aspetti. Vediamone alcuni.
E poi nel 2018, in un giorno qualsiasi di luglio, ecco i media annunciare impazziti la conclusione dell’accordo con la Juve di Agnelli, il suo passaggio ufficiale alla corte bianconera. Qui in chiave mental coaching è interessante osservare l’impatto mediatico, in attesa di registrare quello calcistico con il procedere del campionato.
Lo stile della società juventina lo conosciamo: sobrio, minimale, senza fuochi d’artificio o entusiasmi fuori posto. È pur vero che, facendo un’eccezione alla regola, l’intera città di Torino, solitamente fredda nelle manifestazioni pubbliche di gioia, questa volta ha rotto i confini dell’understatement celebrando la notizia di CR7 con timide esultanze (e frenetici acquisti di magliette bianconere con il numero 7).
I media da parte loro si sono tuffati a pesce in questa atmosfera che ha rilanciato il campionato di Serie A, specialmente in un’estate rimasta orfana della Nazionale azzurra dopo l’esclusione dai Mondiali di calcio. Via libera dunque a una valanga di curiosità su passato-presente-futuro di CR7, l’uomo-azienda che di colpo fa esplodere il marketing e fa vendere ai giornali migliaia di copie in più.
Se sei un giovane calciatore, e vuoi prendere spunto dal modello-Ronaldo, può essere interessante focalizzarsi su alcuni punti di forza (fisici e mentali). Il Cristiano Ronaldo che abbiamo conosciuto in queste prime settimane di allenamenti juventini porta con sé:
Come scrive la rivista Wired:
“La Juve non ha comprato solo il miglior giocatore al mondo, ha comprato un brand, che le farà guadagnare milioni di euro, porterà il suo merchandise in tutto il mondo, aumenterà la riconoscibilità della squadra e ne innalzerà il valore, portando i ricavi commerciali a competere con le squadre di Premier League e Liga, che incassano molto di più delle squadre italiane”.
Eravamo partiti parlando di valori. Noi pensiamo che un campione sportivo del terzo millennio, per restare ai vertici, non possa più solamente basarsi sull’eccellenza tecnica (Maradona e Messi). Cristiano Ronaldo è destinato a diventare sempre più il numero uno in questo sport non solo perché ha edificato un’azienda miliardaria intorno a se stesso. Ciò che lo aiuterà a durare nel tempo è la forza della sua mente, le sue credenze, i valori che sono per lui un solido riferimento.
Cristiano fuori dal campo partecipa a progetti di solidarietà e fa beneficenza, ma non ne parla, anche quando si tratta di aiutare i bambini di Gaza. Ronaldo ha bisogno intorno a sé di una famiglia che gli ricorda da dove viene e non gli fa mancare il suo affetto, indipendentemente dai luoghi dove lui farà il calciatore. CR7 celebra il suo corpo perché sa che solo attraverso quel mezzo fisico può arrivare continuamente al successo: la scelta di non tatuarsi perché incompatibile con il suo essere donatore di sangue ne è un esempio emblematico.
Arthur Rubinstein, pianista polacco di fama internazionale vissuto fino al 1982, un giorno ha detto: “Non dirmi quanto talento possiedi, dimmi quanto lavori sodo”. Cristiano Ronaldo sarebbe nato solo tre anni dopo la morte del musicista. Ma ha fatto in tempo a sentire l’eco di questa frase. E a farla diventare una credenza potenziante della sua vita da campione.
Roberto Re
Consiglieresti ad altri il tuo capo come una persona con cui lavorare? Per approfondire queste tematiche, abbiamo chiesto il parere di Daniela Bonetti, direttrice nazionale della Roberto Re Leadership School ed esperta in formazione e gestione del team.
L’80% delle oltre 600 persone intervistate nella ricerca “Good Boss vs Bad boss” della LIUC Business School (di Castellanza, Varese) risponde – sorprendentemente – di NO..!! Ciò che emerge è che la maggior parte dei manager utilizza modelli di gestione del personale vecchi di almeno 50 anni e non più adatti alle nuove sfide. Il risultato – che conferma i dati di una ricerca Gallup del 2017 – è che oltre l’80% dei collaboratori di aziende nel mondo è disengaged (non coinvolto).
Daniela, nel tuo bestseller “Leadership al femminile” (scritto in collaborazione con Francesca Romano e pubblicato da Mondadori nella collana “Libri da leader”) scrivi che un vero leader è una persona che sa gestire al meglio se stesso e le proprie risorse interiori, intese anche come stati d’animo, pensieri e relazioni. Come mai molti manager hanno difficoltà nel farsi seguire dai propri collaboratori?
Una delle caratteristiche fondamentali della leadership è inevitabilmente la gestione delle emozioni. D’altronde lavorando con altre persone, le incomprensioni dal punto di vista comunicativo sono all’ordine del giorno. Molti manager però prendono sul personale i comportamenti e i mancati risultati dei collaboratori, arrivano a sentirsi in colpa se le cose non funzionano. È importante riconoscere eventuali provocazioni o frustrazioni causate dalla mancanza di risultati: se nel dare feedback ai collaboratori non mantieni grande distacco, rischi di entrare nel giudizio e danneggiare il tuo interlocutore dal punto di vista emozionale. Quando un manager entra in questo circolo improduttivo e reagisce alle provocazioni, smette di essere un esempio. Se si arrabbia facilmente – se giudica invece di dare feedback – le persone non lo riconoscono come un leader che può fare la differenza: anzi è visto come un nemico che sta lì a rilevare che non sei all’altezza o non vai bene.
Tu sei anche una trainer su temi strategici come la comunicazione e la leadership. Come si fa ad aiutare il management a sviluppare un “employee point of view” per permettere ai collaboratori di lavorare al meglio?
I manager devono imparare a conoscere lo stato d’animo dei propri collaboratori, mettendosi nei panni di chi gli sta di fronte. Un aspirante leader deve essere preparato sulle strategie di comunicazione: comunicare con tutti allo stesso modo non va bene. Occorre focalizzarsi sul cosiddetto “modello del mondo” degli altri, conoscere la mappa del ‘come’ i collaboratori soddisfano i propri bisogni. Chiedersi cosa li motiva, come si può aiutarli a ottenere più risultati. L’ascolto è fondamentale: verbale, ma soprattutto non verbale ed emozionale.
Tra i comportamenti che portano a consigliare il proprio capo, il più votato è la capacità di lasciare ai collaboratori un ampio grado di libertà nel modo in cui si conseguono i risultati. È vero che per i millennials, più orientati rispetto alle generazioni precedenti a una gestione autonoma del lavoro, contano i risultati e non le modalità operative?
La maggior parte dei manager pensa che, per ottenere risultati, i collaboratori debbano comportarsi come il loro capo. Ma i risultati arrivano solo se lasciamo esprimere liberamente le persone, con i loro metodi e i loro talenti. Nel mio libro (di prossima pubblicazione) accenno al tema della leadership situazionale di Kenneth Blanchard: un modello che consente di analizzare i bisogni delle persone coinvolte nella situazione in cui ci si trova e di utilizzare lo stile di leadership di volta in volta più consono. Io stessa, applicandolo con le persone del mio team, mi sento più efficace nel gestire via via le diverse situazioni.
Un’altra qualità riconosciuta positivamente dai collaboratori è la disponibilità a essere ascoltati per un confronto e ad accogliere le loro opinioni. Qual è la tua esperienza su questo?
In generale, ognuno di noi desidera essere ascoltato e capito. Personalmente faccio il possibile per conoscere i miei collaboratori, anche dal punto di vista personale: la loro storia, chi sono, cos’hanno fatto, quali esperienze di vita hanno avuto. Spesso questo fa la differenza anche nel lavoro e nel ruolo che andranno a ricoprire. Per avere sempre nuovi punti di vista, molte volte condivido un’idea con i collaboratori: un’abitudine produttiva che permette alla tua squadra di sentirsi importante fornendo un contributo. Condividendo la mission invece di sentirsi solo un numero.
Grazie alla tecnologia, i più giovani oggi sono favoriti dal riuscire a lavorare da remoto. Cosa pensi dello smart working, della flessibilità nei tempi e nei luoghi di lavoro? È utile a conciliare vita e professione o fa perdere in produttività?
Credo fermamente che la tecnologia sia un grande vantaggio per tutti. Utilizzata bene, ti permette di fare riunioni e webinar mettendo insieme persone in tutto il mondo. Puoi fare appuntamenti, usare video e audio per comunicare contemporaneamente con più persone. Oggi i social ti aiutano a conoscere meglio gli altri, sia sotto l’aspetto personale che professionale, anche rispetto alla credibilità e alla reputazione di ciascuno. Applicando i principi della gestione del tempo e della programmazione, si limita la dispersione e si aiuta la realizzazione dei risultati, indipendentemente da dove ti trovi e da come lo fai. Molte aziende concedono maggiore libertà ai propri collaboratori, che possono così lavorare da casa, eliminando gli orari rigidi. I capi hanno capito che sono più importanti le attività che uno svolge, non come le svolgi e da dove.
Passando alle note negative, tra i comportamenti che portano a NON consigliare il proprio capo, il più votato è la mancata definizione di ruoli e responsabilità. Come si lavora con un capo che resta vago su ruoli e responsabilità?
È molto complicato lavorare con un capo approssimativo. I collaboratori vanno guidati, devono aver chiaro l’obiettivo da raggiungere e il ruolo ricoperto in termini di competenze. Trovo efficace che i collaboratori sentano la responsabilità dei risultati: questo genera crescita e maturità per affrontare le sfide e abitudine a conoscere i punti di forza e le aree di miglioramento. Senza questo passaggio, un collaboratore può andare in confusione perché non capisce quali siano i suoi compiti e le sue responsabilità. Nel mio nuovo libro spiego un metodo chiamato “cornice d’accordo”, che ha una doppia utilità: fornire linee guida e regole del gioco per lavorare insieme, e insieme portare chiarezza e sicurezza.
In questo tuo nuovo libro che uscirà prossimamente, hai approfondito la figura del Team Leader. Perché sarà importante leggerlo?
Come ho già detto prima, l’obiettivo di questo libro è trasferire un metodo che racchiude tutto ciò che ho imparato nel tempo: cosa è meglio fare e cosa invece è preferibile evitare. Lungo il percorso – come accade a tutti – diversi collaboratori hanno preso strade diverse, mentre molti altri li ho guidati e portati a livelli alti. Alcuni pensano che gestire una squadra sia un lavoro duro e difficile. In effetti, è vero. Ma lavorando con l’atteggiamento giusto, le persone del tuo team possono insegnarti tanto. Sono loro ad aiutarti a diventare un grande leader. Anche nei confronti di chi abbiamo “perso” per strada è giusto essere soddisfatti per la loro crescita personale. Siate felici per loro, anche se si trattava di una risorsa valida e importante: siate fieri per aver contribuito alla sua crescita, per essere stati parte del suo successo. In ogni caso, lavorare con le persone è sempre una grande esperienza di crescita: e scrivere questo libro mi ha aiutato a ripercorrere tutti gli aspetti importanti che mi hanno permesso di diventare quell’imprenditrice che oggi sono felice di essere.
Alessandro Dattilo
Prenditi qualche minuto e guarda con attenzione questo breve video che racconta con molta intensità cos’è l’Emotional Fitness. Poi continua a leggere le righe qui sotto: ti condurranno a una pagina dove scoprirai informazioni davvero preziose per la tua vita e per la tua crescita personale.
Molto bello, vero, questo nuovo “docu-movie” sull’Emotional Fitness?!?
Ora è arrivato il momento di chiederti che differenza può fare nella tua vita sapersi gestire nei momenti importanti. Quanto vale per ognuno di noi avere delle strategie da applicare sul lavoro e in famiglia, per essere un genitore migliore, un partner migliore, una persona migliore?
La risposta è semplice: essere padrone delle nostre emozioni – in un mondo che ci mette continuamente sotto pressione – fa una differenza enorme.
Quando ce ne rendiamo conto, la qualità della nostra vita inizia a fare il salto che merita, anche molto prima di quanto ci aspettiamo.
Continua qui la tua lettura. Ti aspettiamo per lavorare insieme. Ricordandoti ciò che diceva William Shakespeare:
“La nostra mente può trasformare l’inferno in paradiso e il paradiso in inferno”.
PS – A Bologna dal 7 al 9 dicembre 2018 c’è un appuntamento che può migliorare per sempre la tua vita personale e professionale!
Non posso che ringraziare Frank Merenda per questo post che vi invito a leggere attentamente.
Non è scritto all’amico o dal collega, ma da qualcuno che non ha difficoltà a dire come stanno le cose, consapevole che non solo non andrà a discapito del suo valore, ma, anzi, ne dimostrerà ancora di più la grandezza!… Eh sì, perché l’obiettività e la riconoscenza sono doti di pochi e proprio per questo balzano agli occhi così evidenti!…
Poi invece ci sono i piccoli uomini e le piccole donne… Tra loro quelli che invidiano, che denigrano, che criticano senza nemmeno sapere di cosa parlano oppure, il peggio del peggio per quel che personalmente mi riguarda, quelli che, dopo aver lavorato per anni con me e aver imparato tutto dal sottoscritto, non solo non lo riconoscono, ma lo omettono pure dal loro curriculum!… E infatti, alla fine, i risultati che producono non sono altro che il riflesso dello scarso valore che hanno come persone, ancor prima che come professionisti…
Grazie Frank per questo attestato di stima e per aver ricordato a chi ha la memoria corta come stanno veramente le cose! ???
PS: consiglio anche la lettura tra i commenti del suo post (anche quello, giusto per ricordare come stanno le cose!).
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Quando in Italia si parla di formazione, c’è un unico mito incontrastato che si è inventato interamente un settore e se lo è caricato sulle spalle per due decenni e mezzo.
Parliamo di una leggenda che ha fatto quello che in Europa non è stato in grado di fare nessuno, diventando poi da ispirazione per tutti coloro che sono venuti dopo di lui. Piccoli e grandi formatori, giganti come Alfio Bardolla e non da ultimo ha mostrato e illuminato la strada anche a me.
Non a caso, è stato nel 2012 il primo ospite eccellente del corso originale Venditore Vincente, con un intervento straordinario.
È l’unica persona che conosco che abbia applicato realmente le dinamiche di crescita personale e le meccaniche della PNL al mondo reale, alla sua vita personale e al suo business.
Tutto il resto sono sue imitazioni più o meno pallide o blande ripetizioni di nozioni apprese sui libri ma mai trasformate in risultati.
Se vuoi cambiare in meglio la tua vita, raggiungere con più facilità i tuoi obiettivi e accorciare il tempo che separa i tuoi sogni dai tuoi risultati, ora hai una possibilità straordinaria di fare tuo il primo “corso in scatola” di PNL di Roberto Re, che puoi seguire con i tuoi modi e i tuoi tempi comodamente da casa tua.
Se sei interessato alle dinamiche e ai segreti della crescita personale, PNL REvolution è il corso che devi fare tuo, creato interamente dall’unico insegnante in grado di coniugare nella vita reale la teoria, alle tecniche, alle strategie, alla pratica e infine ai risultati.
Frank Merenda
PS: come puoi verificare, nel caso te lo stessi chiedendo, non è un link affiliato e non guadagno mezzo centesimo dal consigliarti questo corso, che tu lo faccia tuo o meno. Ma lo faccio solo e in via del tutto eccezionale per un professionista oltre lo straordinario che ha creato qualcosa di unico, certo che possa cambiare la tua vita in meglio.
[ecco il link al post originale]
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Come se non bastasse, all’interno dei commenti Frank Merenda ha aggiunto anche questa testimonianza.
Di cui lo ringrazio di cuore!
C’è una cosa che vi sfugge e che temo non siate in grado di vedere.
In Europa non esiste nessun Frank Merenda come nessun Alfio. Sapete perché?
Perché non esiste negli altri Paesi un Roberto Re che ha aperto la strada e ha mostrato la via.
Se Alfio non fosse stato uno studente di Roberto, non avrebbe probabilmente mai creduto che fosse possibile mettere centinaia se non migliaia di persone paganti in un palazzetto per ascoltare lezioni sulla libertà finanziaria.
Se non ci fosse stato Roberto e Leader di Te stesso, io seppur magari molto più capace di tutti gli altri nel mio settore, avrei continuato a fare come tutti quelli del mio settore, cioè consulenze aziendali a pagamento.
Senza nessuno che immagina la strada prima di te, è dura. Anche se sei potenzialmente molto bravo.
In Europa la formazione fa schifo ed è a bassi livelli -mentre in Italia no- perché fuori da qui non esiste un Roberto che si è fatto il culo quando non c’era nessuno davanti a lui a mostrare la via come davvero praticabile qui..
Altra cosa, oggi vedete una marea di persone, brave e meno brave, fare libri, andare in tour ecc…
Sapete perché ci vanno?
Perché sono anni che li martello su queste cose didatticamente e perché pensano che il mio successo derivi da lì. Alcuni capiscono perché studiano e fanno le cose fatte bene. Altri non capiscono ma copiano comunque.
Sapete chi ha inventato lo scrivere libri di formazione e i tour davvero in Italia? Roberto.
Tutto quello che io o Alfio abbiamo fatto, Roberto lo ha fatto vent’anni prima di noi e meglio, per più tempo e con più intensità.
Tornando a Tony Robbins, al quale sicuramente e non lo ha mai nascosto Roberto ha un debito di riconoscenza (come io l’ho con i miei insegnanti), è facile creare hype da americano e venire a fare un paio di tappe qui.
Infatti con tutto il rispetto per chi ha organizzato con professionalità i suoi eventi, Robbins c’è venuto un paio di volte in Italia, poi ha capito l’aria che tirava e come Harv Eker e altri prima di loro sono tornati all’ovile.
Avere successo per 25 anni di fila, ce l’ha fatta solo Roberto. Solo lui.
E chiunque faccia formazione al pubblico con quel format, che lo ami o lo odi per motivi stupidi, ha un debito di riconoscenza con lui. Non con Robbins, non con me, non con altri.
Quindi state attenti quando parlate di Roberto perché mi fate saltare le madonne sul serio.
Frank Merenda
[ecco il link al post originale]
ECCOVI LO STORIFY CHE RACCONTA IL POWER SEMINAR 2017..!!!
Da guardare attentamente per tirarsi su il morale e rivivere momenti belli..!!
<<Thanks to Alessandro Dattilo per il suo fantastico lavoro di narrazione e storytelling!>>
Roberto Re
A ogni inizio di un nuovo anno, la maggior parte delle persone si cimenta spontaneamente in una consuetudine per certi versi allettante e simpatica: quella dei cosiddetti “buoni propositi”.
Forse perché ci piace pensare che le cose col cambio del calendario miglioreranno, ma fatto sta che sono davvero pochi quelli che a Capodanno non pensano a ciò che di positivo vorrebbero che accadesse nella propria vita da lì in avanti.
Esempi classici sono il voler raggiungere una determinata forma fisica o voler smettere di fumare, così come idee ancora più articolate e importanti che possono riguardare la sfera lavorativa (ad esempio cambiare professione o aprire una propria azienda) o quella personale (voler creare una famiglia o andare a vivere in un’altra città).
Ovviamente ognuno ha i suoi “buoni propositi” e posso immaginare che anche tu abbia i tuoi.
Se osserviamo il comportamento che hanno le persone dopo aver espresso i propri obiettivi per l’anno nuovo (o più in generale per un periodo futuro), possiamo suddividerle in almeno tre gruppi:
Hai mai fatto caso a questa differenza di comportamenti, obiettivi e risultati tra le persone?
Posso garantirti che ci sono delle ragioni ben precise alla base della diversità di risultati ottenuti dalle persone negli esempi precedenti, ragioni che hanno a che fare, essenzialmente, con la qualità delle decisioni prese.
Pensaci bene: all’atto pratico noi siamo la somma totale di tutte le decisioni che abbiamo preso nella nostra vita fino ad oggi. E quindi quello che hai ottenuto e non, nelle varie aree della tua vita, è dipeso per la maggior parte da tutto quello che hai deciso e ritenuto di fare o non fare, intraprendere o meno.
Permettimi di essere diretto. Indipendentemente dal “gruppo” a cui appartieni, se anche tu spesso o saltuariamente, vivi una situazione problematica come quella da “buoni propositi vani o frustranti” e se da alcuni anni ti ritrovi a notare che desideri più o meno sempre le stesse cose senza che le situazioni siano cambiate, forse è arrivato il momento di considerare che se fai (o non fai) sempre le stesse cose, se pensi sempre nello stesso modo, se non sai cosa ti motiva davvero ad un livello più profondo, la storia è destinata a ripetersi all’infinito ed esprimere dei semplici buoni propositi non è esattamente una buona strategia, non trovi? 😉
Quindi, prenditi qualche istante per te e prova a rispondere a queste domande:
Queste sono alcune domande che talvolta pongo alle persone con cui lavoro.
Rispondere onestamente ti permette di capire meglio dove sei ora e di creare uno stimolo ad agire nel caso le risposte che ti sei dato non dovessero piacerti così tanto.
E se “non ti piacciono” voglio che tu sappia che ti capisco perfettamente. Infatti non è affatto piacevole provare sensazioni di frustrazione, tanto che a volte, per rendersi più accettabile la situazione, le persone preferiscono a un certo punto far finta che le cose che non riescono a raggiungere, dopotutto non interessino loro poi così tanto…
Ma se in gioco c’è la tua soddisfazione, la tua felicità e la tua realizzazione in questo caso forse ti interesserà conoscere quello che sto per svelarti, perchè sto per farti scoprire i principali motivi per cui le persone solitamente non raggiungono ciò che vogliono o per i quali vivono situazioni di perenne conflitto interiore, motivi che hanno a che fare, come abbiamo visto, con le decisioni che tutti noi siamo chiamati a prendere nella nostra vita, anche quotidianamente.
Ora, perché questo è importante? Perché è abbastanza evidente che qualunque cosa tu voglia migliorare, raggiungere o ottenere in qualunque area della tua vita, dovrai prendere delle decisioni riguardo a cosa vuoi e a come lo vuoi fare (e, chiaramente, compiere delle azioni in seguito).
Queste informazioni che stai per conoscere ti possono essere utili anche se già conduci un’esistenza appagante e felice, anzi, in questo caso ti invito a scoprire se le strategie che già utilizzi per giungere a ciò che ottieni sono in linea con quanto io stesso insegno alle migliaia di persone con cui lavoro. Per cui, da questo punto in poi, seguimi con attenzione.
Principalmente le tue decisioni sono influenzate da alcuni elementi chiave di cui normalmente non sei del tutto cosciente. Vediamoli uno a uno e per ognuno di essi prova a pensare a come ti senti al riguardo:
Saper intervenire su questi elementi appena visti, oltre ad essere fondamentale per raggiungere ciò che desideri e dare una svolta in meglio alla tua vita, costituisce solo una parte di quello che i partecipanti al prossimo Leadership Seminar del 7/10 maggio 2015 a Pesaro faranno insieme a me in 4 giorni intensivi di lavoro su loro stessi, dove prenderanno definitivamente il controllo delle proprie vite!
Se desideri guardare le testimonianze delle edizioni passate, prendere maggiori informazioni e partecipare clicca qui:
Per evitare fraintendimenti ti dico subito che i valori non hanno a che vedere con il significato che solitamente diamo loro nel linguaggio comune (ad esempio “famiglia”, “lavoro”, “denaro”, ecc.).
Semplificando al massimo, possiamo dire che i valori sono quei profondi stati emozionali di piacere e di dolore che hanno il potere di motivarti intensamente e che costituiscono la tua “bussola interna”, fornendoti di continuo l’indicazione su cosa è giusto fare o non fare in ogni situazione affinchè le cose abbiano per te un senso che ti soddisfi.
Proprio per questo i tuoi valori determinano e sono alla base di ogni tua scelta e decisione e quindi, in pratica, di buona parte di ciò che otterrai e diventerai nella vita! E il motivo per cui hanno tutto questo potere su di noi, è che soddisfare i propri valori regala una meravigliosa sensazione di appagamento e felicità, dando l’idea che la vita sia esattamente come la vorremmo e pertanto saremo sempre inconsciamente spinti a non discostarci mai dai valori che ci muovono.
Ma la cosa importante che devi sapere è che i tuoi valori lavorano per te, così come per tutti, in maniera del tutto inconscia.
Proprio per questo la maggior parte delle persone non ha la benché minima consapevolezza di come tutto questo determini le proprie decisioni, comportamenti, quello che sono, quello che ottengono oppure non ottengono.
Inoltre con il tempo abbiamo sviluppato, senza saperlo, delle “regole” da soddisfare affinché possiamo provare e vivere i valori che per noi sono fondamentali. Si tratta delle cose che devono accadere affinché possiamo accedere, oppure no, al nostro personalissimo codice di valori per poter provare felicità!
Capisci quindi come tutto questo meccanismo che ci guida è abbastanza complesso e per di più nascosto? Come stupirsi poi se molte persone non ottengono nella vita quello che vogliono?
È come giocare a un gioco (la vita) di cui non si conoscono le regole: le probabilità di perdere (provare insoddisfazione e infelicità) sono troppo alte rispetto a quelle di vincere (provare entusiasmo e gioia) perché per provare reale e profondo appagamento dobbiamo, necessariamente, soddisfare delle precise regole che, in linea di massima, non conosciamo!
Inoltre alcuni valori e regole possono essere in “conflitto” tra loro (infatti si creano anche in base a nostre errate interpretazioni delle esperienze, insegnamenti ricevuti nell’infanzia, modi di pensare tramandati dalla famiglia, ecc.) e questo può far nascere auto-sabotaggi che bloccano e limitano enormemente le persone!
In altre parole: se ti chiedessi cosa vuoi veramente e che cos’è davvero importante per te, mi risponderesti magari elencandomi i tuoi obbiettivi personali e professionali, ma tutto questo potrebbe tranquillamente non coincidere con i tuoi valori e regole che, proprio perché operano al livello più profondo, sono in grado di determinare i tuoi comportamenti, generando blocchi, indecisioni e paure con la conseguenza che i tuoi risultati saranno scadenti o nulli. Un bel pasticcio vero?
Dopo quello che ti ho appena spiegato, è mio dovere essere corretto nei tuoi confronti e quindi voglio essere molto chiaro con te: se desideri raggiungere la massima realizzazione, una felicità duratura, una sensazione di sicurezza, di pace interiore e di totale congruenza che ti dia la spinta per ottenere ciò che vuoi nella tua vita, difficilmente potrai farlo senza conoscere perfettamente i tuoi valori, l’ordine in cui sono presenti in te e le regole che li soddisfano oppure no.
Difficilmente potrai farlo senza un processo che ti porti a prenderne il controllo e a sistemare i conflitti che potrebbero non permetterti di agire come sarebbe necessario.
D’altra parte prova a riflettere: quante possibilità hai di raggiungere ciò che ti rende davvero felice se non sai esattamente a cosa corrisponde per te la felicità a un livello più profondo? Come puoi arrivare a ciò che vuoi se un meccanismo più forte di te ha il potere di dirottarti senza che tu lo sappia?
E’ un po’ come andare per mare senza una rotta conosciuta e precisa, si potrebbe finire sugli scogli in ogni momento eppure… un’infinità di persone vive la propria vita così, in balia del vento, per poi lamentarsi di dove si trovano!
Quando tempo addietro (ormai quasi vent’anni fa!) ho scoperto e imparato tutto questo, mi sono subito reso conto dell’importanza enorme che avrebbe avuto in primis per la mia vita così come per quella delle persone a cui avrei potuto insegnarlo.
Ho quindi creato il mio corso più importante, una full-immersion in cui guido le persone attraverso un entusiasmante processo che è la soluzione perfetta al problema di non conoscere i propri valori e di non sapere come intervenire su di essi. E l’ho chiamato Leadership Seminar.
Se per te è arrivato il momento di scegliere sul serio la tua strada, di orientare la tua bussola interiore nel modo che vuoi tu anziché essere vittima di “manomissioni esterne” che potrebbero averti guidato fino ad ora, quello che devi fare è studiare questi argomenti e applicare su di te le tecniche che insegno al Leadership Seminar.
Infatti questo corso è uno dei pochi modi che esistano per compiere il processo che ti permetterà di conoscere i tuoi valori e ri-orientare la tua bussola nel modo più opportuno per andare dove vuoi, come più desideri e facendo molta meno fatica!
Nel concreto i benefici che avrai una volta terminato il corso saranno:
Inoltre il metodo che insegno al Leadership Seminar è talmente efficace che funziona:
Se l’idea di partecipare ti ha ormai solleticato puoi farlo cliccando qui:
Il Leadership Seminar è il corso più intenso, profondo e coinvolgente che tengo e probabilmente è quello che più amo.
È infatti il seminario in cui ho inserito tutte le più efficaci e approfondite tecniche e conoscenze di sviluppo personale e psicologia del cambiamento.
Si tratta delle stesse strategie e tecniche che ho applicato per primo su me stesso e che mi hanno permesso di rivoluzionare la qualità della mia vita così come i risultati personali e professionali che ho ottenuto e ottengo tuttora.
Se vorrai partecipare sono le stesse tecniche che insegnerò a te e che ti permetteranno di sciogliere definitivamente gli ormeggi e andare verso ciò che vuoi in una maniera molto più consapevole ed efficace.
Cosa rende unico il Leadership Seminar:
Il Leadership Seminar è perfetto per chi:
Viceversa il corso non è adatto a chi:
Il Leadership Seminar è realmente uno dei regali più importanti che tu possa farti e se vorrai sarò il tuo Coach per 4 intensissimi giorni che, te lo prometto, ricorderai per il resto della tua vita.
Se tutto quello che hai letto fin qui risuona dentro di te ed è in linea con i tuoi obiettivi, ti aspetto a Pesaro, per fare della tua vita il capolavoro che merita.
Roberto Re
P.S.: se ti sei accorto che ti piacerebbe imparare le cose che insegno al Leadership Seminar e sei ancora dubbioso, forse ti saranno utili queste altre informazioni:
Puoi prenotarti, guardare le testimonianze e prendere informazioni cliccando qui:
Qualunque decisione tu prenda, impegnati a fare della tua vita una splendida avventura.
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