Intervistando Alex Zanardi nel lontano 2006 (guarda il video in fondo a questo post) avevo immediatamente capito di trovarmi di fronte a una persona davvero speciale. Un conto è leggere le storie o sentir parlare di persone che hanno reagito a un incidente o a una grave malattia, un conto è conoscerle dal vivo.

Alex è uno di quegli uomini che, con il loro esempio personale, ispirano ogni giorno milioni di individui a non arrendersi e a dare il meglio di sé, a prescindere dalle circostanze. Ciò che gli è accaduto nel 2001 (l’amputazione delle gambe in seguito all’incidente in Formula Uno) avrebbe distrutto la vita di tantissime persone, certamente di tutte quelle con una mentalità ben diversa dalla sua.

La mia Olimpiade – racconta lui stesso – ho cominciato a vincerla nel letto di ospedale, quando non ho perso tempo a riflettere su ‘perché proprio a me?’. Invece ho cominciato a pensare: con quello che mi è rimasto, cosa posso fare?”.

Proviamo a metterci per un istante nei suoi panni. Un attimo prima, sei un eroe dell’automobilismo osannato dalle folle. Un secondo dopo, sei un individuo in lotta per la vita e con un futuro a dir poco incerto. Eppure, proprio qui, in quella che sembrava l’epilogo di una tragedia, ha avuto inizio la storia straordinaria di un uomo che ha tratto da dentro di sé la forza di convertire in opportunità quello che, indubbiamente, al novantanove per cento di noi appare come un problema insormontabile. Spesso ai corsi dico che basta stare un quarto d’ora a parlare con Alex, per rendersi conto che i nostri problemi di tutti i giorni sono sciocchezze tremende rispetto alle vicende a cui lui stesso è andato incontro!

Eppure lui, dopo giorni di coma, una volta che ha saputo di aver perso entrambe le gambe, invece che piangersi addosso con domande che chiunque si sarebbe fatto (“Che schifo di vita potrà mai essere questa?” o “Cos’ho fatto di male per meritarmi questo?”), ha immediatamente accettato la nuova situazione, focalizzandosi su come risolvere il problema. Fermamente intenzionato a trovare un modo per riprendere a fare tutto ciò che amava, nonostante le circostanze lo vedessero temporaneamente fuori gioco.

Con il tempo, le risposte che si è dato hanno contribuito a modellare la sua nuova quotidianità. Dopo l’incidente, la vita di Alex è ricominciata all’insegna della crescita, del rinnovamento e dell’espansione. Di lì a pochi mesi ha ripreso a camminare con l’ausilio di due protesi, per poi riprendere anche a guidare e tornare, nel 2003, sulla pista di Lausitzring per compiere i tredici giri che l’incidente gli aveva impedito di completare.

Dopo aver vinto negli anni la medaglia d’oro nella cronometro handbike alle Paralimpiadi di Londra 2012 e di Rio de Janeiro del 2016, la notizia di oggi è che Zanardi si è ‘permesso il lusso’ di diventare l’Ironman più veloce del mondo, nella prova più pazzesca e faticosa dello sport: quattro chilometri di nuoto in mare, poi 180 in bicicletta e – come se non bastasse – una maratona (in carrozzina) come gran finale! Ricordo che l’Ironman non è solo una delle più infernali competizioni cui possa partecipare un uomo che ha subito un’amputazione degli arti inferiori, ma una sfida ai limiti del possibile per ogni atleta normodotato. Eppure già nell’ottobre del 2014 Alex aveva partecipato ai mondiali di Triathlon, completando la gara in meno di 10 ore, qualificandosi 273° su 2187 partecipanti.

roberto-re-power-alex-zanardi

Come ho scritto nel mio terzo libro “Cambiare senza paura”, quando Zanardi è stato ospite del più noto anchorman della tv americana, David Letterman, ha mostrato la sua personalità e la sua capacità di mettere le cose nella prospettiva più potenziante. Letterman ha concluso l’intervista pronunciando una frase su cui non potrei essere più d’accordo: “Non hai le gambe, ma di sicuro non sei un handicappato..!!”.

Alex Zanardi è l’esempio perfetto della persona che, consapevole di non poter cambiare gli eventi e la situazione, ha saputo adattare se stesso alla nuova realtà. Ha trasformato il cambiamento, nel suo caso totalmente imposto dal destino, in un progresso. Usando la sua nuova situazione per evolversi, fare di più, diventare di più. Di recente ha spiegato che talvolta si aggrappa alla regola dei 5 secondi. “Quante volte mi è successo di voler mollare. Ti senti sfinito e gli avversari sembrano meno stanchi di te. E allora, per trovare qualcosa dentro, penso: ancora 5 secondi, dai, cosa vuoi che siano. Chiudo gli occhi e spingo, sentendo la fatica e il dolore. Poi li riapro e magari vedo che sono gli avversari ad aver mollato!

Alex questo ancoraggio non lo usa solo in gara. Ci sono momenti simili nella vita, in allenamento, sul lavoro, negli affetti. L’importante è usare il dialogo interno e dirti: sono qui, ci provo. Perché non abbiamo bisogno di superpoteri per avere un grande potere. Lo abbiamo già, è dentro di noi, è sempre stato lì. È il potere di forgiare la nostra realtà.

Roberto Re

Guarda la mia video-intervista del 2006 ad Alex Zanardi