Milano, 27 dicembre 2010

Caro Babbo Natale,

Adesso che il tran tran del Natale è finito ho deciso di scriverti queste poche righe.
No, non preoccuparti… Non voglio chiederti regali in ritardo!
In verità quest’anno non me la sono proprio sentita di chiederti qualcosa… Per carità, qualche regalino si accetta sempre volentieri, ma in tutta sincerità, quest’anno mi sarei sentito davvero in difficoltà a chiedere più di quanto già ho. E me ne sono reso conto proprio qualche sera fa, alla fine della cena natalizia di HRD, che come ogni anno è per me un momento speciale. Ci tengo tantissimo a quella serata! Dal 1992, nostro primo anno di vita, immancabilmente chiudiamo l’anno lavorativo con quella che, più che una cena, è una serata di festa, dove tutta HRD si mette in ghingheri e celebra i risultati di un anno che si chiude, tra innumerevoli brindisi, momenti di grande divertimento ed emozionanti premiazioni per i migliori membri del team.

L’atmosfera che si respira quella sera è fantastica: ci sono tutti i nostri collaboratori, i nostri partner, alcuni clienti importanti, c’è la formalità di una cena di gala, ma al tempo stesso il calore di una riunione di famiglia.
E come ti dicevo, caro Babbo Natale, per me è un appuntamento unico, speciale, a cui non rinuncerei per niente al mondo. È la sera che vede protagonista la mia squadra, i miei collaboratori. È la sera che ha come parola chiave “NOI”. È la nostra festa, celebra il nostro lavoro, è il nostro evento.
Insomma, una serata magica…

E questa volta per me lo è stata ancora di più.
Perché?!?

Innanzitutto per le persone che c’erano!
Tutta Hrd e tanti amici ai quali sono legato tantissimo.
C’era il mio passato rappresentato da Sergio e Maurizio, vecchi compagni d’avventura dell’epoca della Memotec, che con il loro supporto ed esempio di allora, mi hanno permesso di essere qui a fare quel che faccio in questo momento.
C’erano amici di Hrd come Don Mazzi, Dan Peterson e Roy Martina, che, nonostante i molteplici impegni hanno fatto il possibile per essere lì a festeggiare con noi (il “Coach” arrivando subito dopo la sua telecronaca NBA su Sportitalia e Roy addirittura catapultandosi a Milano appena terminato un corso in Germania!) dimostrando il loro affetto nei confronti miei e del nostro gruppo.

E ovviamente, a parte qualche inevitabile defezione, c’era tutto il “Team”: l’ufficio con Irene e Gianluca, le Sales Angels, Antonio e il Corporate Team, i Coach dell’Academy e lo Staff ufficiale, il ns fantastico trainer di Pnl Andrea Favaretto e i nostri trainer aziendali capitanati da Max, la nuovissima squadra di HRD Business Training, per finire con Daniela e i direttori, manager e collaboratori di HRD Net.
Una squadra bellissima che Roberta e io abbiamo la responsabilità, ma anche il privilegio di guidare e gestire e con la quale condividiamo gioie e difficoltà quotidiane.
Devi sapere che per me, la “mia” squadra ha sempre avuto un valore importantissimo e i miei collaboratori sono sempre venuti prima di ogni altra cosa. Devo dirti che in passato, agli inizi della mia carriera, avevo con loro un rapporto davvero viscerale che a volte con alcuni trascendeva in una sorta di rapporto padre/figlio che, seppur portasse con sé molte cose positive, creava spesso una limitante dipendenza reciproca. Capii anni dopo il perché di quel tipo di rapporto quando sentii dire a Don Mazzi, durante un suo intervento a un Leadership Seminar, la seguente frase: “penso di essere diventato il padre dei miei ragazzi, per poter essere a mia volta quel padre che io non avevo mai avuto”. Al sentire quelle parole un improvviso brivido giù per la schiena! Probabilmente era stato così anche per me.

Ma da tempo ormai le cose sono cambiate.
Un figlio mio l’ho avuto e sono cresciuto come uomo e come leader del mio gruppo. Ora ho con i miei collaboratori un rapporto bellissimo e molto equilibrato: con i più nuovi c’è un giusto distacco, con i più vecchi una tale stima e rispetto reciproco e un conoscersi talmente bene, che spesso le parole non servono nemmeno più.

E poi ci sono i vecchissimi, quelli del Board, quelli che sono insieme a me e Roberta da una vita, i compagni di mille battaglie che ormai sono diventati nostri soci e che spesso ormai svolgono il ruolo di miei coach personali, dandomi un costante feedback esterno così qualificato che raramente i normali imprenditori hanno possibilità di avere.

Insomma, ero li sul palco che stavo iniziando a presentare la serata ed ero davvero emozionato nel vedere davanti a me tutte quelle 220 persone, elegantissime, in quella sala così ben addobbata, con Stefano di X-Factor (ed ex allievo FLY!!!) pronto a cantare per noi e, ciliegina sulla torta, il mio piccolo Ricky lì seduto al mio tavolo, per la prima volta presente (e in smoking!!!) a quella cena di cui aveva tanto sentito parlare.

Si, ero emozionato!

Mi pregustavo già la serata e mi immaginavo già la gioia di chi sarebbe stato premiato con l’Hrd Award (si, insomma, il nostro “Oscar”!!!) e la faccia che avrebbe fatto la Patri ricevendo la grossa coppa del “Collaboratore dell’anno 2010″…

Ero emozionato… Che bello!… Ero proprio emozionato!…
Ed ero felice!!!
Si, felice!…

Perciò, caro Babbo Natale, cosa potevo chiederti ancora?!?
Sono così grato di quello che ho, che non saprei chiederti di più!
Sono tutte rose e fiori?… Niente affatto! Durante l’anno ci sono stati momenti difficili, momenti di tensione, di stanchezza, di stress, scontri, discussioni e gatte da pelare… E di certo ancora ce ne saranno!!!
Ma ho la salute, una famiglia bellissima e la possibilità di fare ciò che amo, con persone con cui amo stare, in un ambiente in cui amo vivere.
Cosa posso volere di più?!?

Quindi, Babbo Natale, niente richieste particolari quest’anno. Mi basta che tu mi abbia ascoltato.
Ti prometto che l’anno prossimo mi impegnerò al massimo per poter nuovamente essere qui a scriverti le stesse cose…

E riposati un po’ anche tu, che dopo tutto questo tour de force te lo meriti proprio!

Buon Natale!

Roberto

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